La pillola per abortire dal 2019 in day hospital

Solo un giorno di ricovero invece dei tre previsti finora. Accade già per l'intervento chirurgico

La pillola per abortire dal 2019 in day hospital

A partire dal 2019 in Lombardia non sarà più previsto il ricovero di tre giorni per l'aborto farmacologico, che verrà effettuato in day hospital. Lo ha annunciato l'assessore regionale al Welfare Giulio Gallera in commissione Sanità. La novità sulla somministrazione della pillola Ru486 (commercializzata in Italia con il nome Mifegyne) è contenuta nella delibera che aggiorna le regole del Sistema sanitario regionale per il prossimo anno e che sarà votata dalla giunta lunedì. Con questa modifica l'interruzione farmacologica di gravidanza sarà equiparata in termini di tempi di permanenza in ospedale a quella chirurgica. Quest'ultima infatti viene già effettuata in day hospital, naturalmente in mancanza di complicanze post operatorie.

I tre giorni di ricovero in ospedale per la somministrazione della pillola abortiva erano stati stabiliti dalla Regione nel 2012, «in mancanza di linee guida generali chiare su questo aspetto», spiega Gallera. Altre regioni, come Lazio, Emilia Romagna, Toscana, Liguria, avevano già introdotto il day hospital. In altre ancora i tre giorni di ricovero rimangono sulla carta, ma di fatto la donna firma per la dimissione volontaria dopo il primo giorno. Decisione che era comunque possibile prendere anche in Lombardia.

«Il nostro obiettivo è sempre stata la sicurezza della donna. Abbiamo istituito - continua l'assessore - un tavolo scientifico per valutare la possibilità di cambiare le regole. Hanno partecipato esperti e primari dei reparti interessati dei principali ospedali». Il contesto: «Dal 2012 con l'introduzione della interruzione volontaria di gravidanza tramite farmaco la Regione ha stabilito i tre giorni di ricovero per il decorso e per il monitoraggio delle pazienti. Non c'erano allora certezze sui rischi post trattamento. Negli anni successivi è stato possibile raccogliere una sufficiente casistica e rilevare che per quanto riguarda le infezioni e le altre complicanze l'incidenza, nel breve periodo, con la somministrazione della pillola abortiva è esattamente la stessa di quella nell'aborto chirurgico. Non abbiamo quindi ritenuto più giustificata la disparità nella durata del ricovero».

Esulta il Pd. Una novità arrivata «grazie al nostro intervento», dice la consigliera dem Paola Bocci. «Il luglio scorso - continua - dopo avere condotto un'indagine negli ospedali che aveva evidenziato che la Lombardia era fanalino di coda nell'utilizzo dell'interruzione di gravidanza farmacologica, avevamo presentato un'interrogazione in cui chiedevamo di rivedere il regime di ricovero».

E l'Associazione Luca Coscioni: «È possibile fare meglio - sollecitano Filomena Gallo e Mirella Parachini, segretario e vice segretario dell'Associazione -, per questo abbiamo lanciato la campagna Aborto al Sicuro, una proposta di legge regionale di iniziativa popolare» mirata a facilitare l'applicazione della legge 194.

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