«Pisapia non cerchi alibi se la sinistra perde Milano»

Il candidato anti-Sala replica alle accuse: «Non si è ripresentato E quando aveva il vento in poppa ha emarginato l'ala radicale»

Chiara Campo

Giuliano Pisapia teme l'«effetto Liguria» a Milano. Due giorni fa ha attaccato chi a sinistra «è rimasto a trent'anni fa e si sente più puro degli altri». Chi ha «come compito principale sputtanare le persone con cui hanno lavorato fino al giorno prima. Questa sinistra ha regalato la Liguria alla destra e a Milano ha espresso cinque candidati diversi». Basilio Rizzo, dopo 33 anni in Consiglio (gli ultimi 5 da presidente) a difendere le idee della sinistra radicale è sceso in campo con la lista «Milano in Comune». Ed è stato subito battezzato l'anti-Sala.

Si è riconosciuto nell'identikit di Pisapia?

«Il sindaco ha perso il suo aplomb, ha usato termini che io personalmente non uso e non voglio mi siano attribuiti, quindi spero di non dovermi riconoscete».

A parte il linguaggio colorito, sostiene che una sinistra divisa è perdente, la sua discesa in campo porterà via voti al big del centrosinistra Beppe Sala.

«Quando c'era il vento in poppa, si poteva tagliare fuori la sinistra radicale. Anche Pisapia nei mesi passati parlava di primarie del centrosinistra di governo e tutti capirono che escludevano noi che avevamo commesso il peccato di aver chiesto più chiarezza su delibere importanti come la M4 e gli scali ferroviari. Si è stracciato le vesti per escluderci. Forse allora si prevedeva una cavalcata inarrestabile, e andava bene liberarsi di chi chiedeva coerenza con il progetto del 2011 e non taceva su certe scelte sbagliate. Adesso che serpeggia la paura, il merito andrebbe a chi si tura il naso pur di vincere e il torto a chi continua a difendere il progetto arancione».

Vuol dire che Pisapia ha fatto male i suoi conti?

«Giuliano è come quel contadino che a dicembre sbaglia a potare la vigna e poi si lamenta della scarsa vendemmia. Scopre oggi il valore dell'unità, peraltro in modo rancoroso. Di questa situazione e delle sue conseguenze il sindaco ha le responsabilità maggiori, lo sa tutta Milano. Io stesso quando mi insultavano gli ho chiesto di ricandidarsi. Se gli è di conforto e lo aiuta a stare meglio incolpare noi per darsi un'alibi, va bene tutto».

Pisapia usa una frase ad effetto sulla sinistra, «non dobbiamo regalare la città a Salvini». É anche il suo timore no?

«Pisapia oltre ad essere il sindaco è anche un uomo di legge, paragonare le Comunali con il caso della Regione Liguria è un inganno, uno spauracchio truffaldino agli occhi del cittadino: alle regionali si vota con turno unico, qui ci sarà il ballottaggio. Alla prima votazione i cittadini liberamente esprimono una scelta fra quelle visioni della città che ritengono più vicine alla propria. Io non ho paura e vado avanti con i miei valori e le idee in cui credo profondamente, sono convinto che siano più vicine al sogno del 2011 di quanto non lo sia la proposta sbiadita e mutilata del 2016 presentata da alcune parti del centrosinistra».

Esclude categoricamente un accorfo prima del 5 giugno?

«Mi pare si stia perdendo un pò la testa, non si può invocare l'adesione della sinistra e creare una lista di moderati per Sala che sposti la barra a destra».

L'Anac ha stoppato tre contratti di affitto in Galleria allungati dalla giunta senza gara, tra questi c'è il ristorante Savini, La segnalazione è partita da lei.

«Non vorrei che il nervosismo del sindaco nascesse anche da questo, non è un bel biglietto da visita per la nostra amministrazione e l'avrei evitato.

Ma per l'ennesima volta ho contestato un sistema che non condivido, il Comune non può dire che fa le gare e poi rinnovare contratti ad personam. Se mi avessero dato retta, ci saremmo evitati un'onta, l'Anticorruzione ha detto che abbiamo sbagliato».

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