Cronaca locale

Poco verde, tanto cemento La nuova Darsena delude

I comitati dei cittadini bocciano il mercato, il chiosco del pesce e l'anfiteatro L'assessore Rozza: «Ritardi per Expo? Il commissariamento è l'unica strada»

C'è un tempo per discutere, un tempo per decidere e un tempo per fare. A quattro mesi dall'Expo2015 bisogna andare avanti con l'opera, anche con l'interdittiva antimafia nei confronti della Gi.Ma.Co srl, società capofila dei lavori di riqualificazione della Darsena. Lo ribadisce l'assessore ai Lavori pubblici Carmela Rozza durante il sopralluogo al cantiere con consiglieri comunali e comitati dei cittadini: «Non possiamo rischiare il blocco, sarebbe un danno per la città». Si spera nel commissariamento - nei prossimi giorni, forse venerdì, il prefetto Tronca e il presidente dell'Autorità Antimafia Raffaele Cantone dovrebbero esprimersi - «unica strada per garantire il completamento», spiega l'assessore. In caso contrario bisognerebbe liquidare quanto fatto finora all'impresa e rifare il bando per riassegnare l'appalto. Una follia dal punto di vista dei tempi, si slitterebbe di almeno sei mesi, a essere ottimisti, e il cantiere resterebbe sotto gli occhi dei turisti di Expo così come lo vediamo oggi. Non un bello spettacolo, anche se Rozza sostiene che «il 60% è stato fatto». Si scommette sulla chiusura entro aprile, con i collaudi pezzo dopo pezzo, intanto su quanto si sta facendo restano dei punti deboli. Il più noto riguarda il chiosco del pesce in piazza XXIV Maggio, «un ecomostro», ripetono da settimane i cittadini, che contestano anche l'aumento unilaterale delle volumetrie rispetto al progetto: 30% in più, «necessario per realizzare ambienti tecnici (i bagni dei dipendenti, ndr ) separati dall'attività di vendita», si difende Rozza. Oltre il resto della piazza, con il ponte al livello dell'acqua tornato visibile, ci sono il nuovo mercato e l'area alle sue spalle: del primo, dove ci sono già dei commercianti in piena attività (e clienti che comprano), i cittadini contestano l'estetica. Sul retro, nel tratto che costeggia viale D'Annunzio dove si sta continuando la sistemazione della sponda, si apre un anfiteatro. Anche questo colleziona critiche di cittadini e consiglieri comunali: manca del tutto il verde, che sarà solo alle spalle, all'altezza della strada, dove saranno piantumati degli alberi (celtis australis, più noti come «spaccasasi»). L'anfiteatro e tutta l'area - in fondo al quale si sta costruendo un altro manufatto che ospiterà un bar - sono circondati da un muro «che occlude, crea una separazione tra la Darsena e viale D'Annunzio, che così diventa strada a scorrimento veloce», fa notare il capogruppo del Polo dei Milanesi Manfredi Palmeri. «Così com'è tanto valeva farci il parcheggio sotto come nel vecchio progetto» fa eco il capogruppo di Forza Italia Pietro Tatarella. In generale «con parte dello specchio d'acqua occupato da strutture commerciali e l'antica conca di Viarenna ostruita da un muro che non la rende navigabile, la funzione dei Navigli come porto della città è svilita», ribadisce il radicale Marco Cappato.

Twitter @giulianadevivo

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