"Porto in scena Leopardi così vicino ai nostri giovani"

Giuseppe Pambieri interpreta L'infinito Giacomo. "Nel mio monologo le ansie e i vizi della società di oggi"

"Porto in scena Leopardi così vicino ai nostri giovani"

Pur non correndo alcun tipo di anniversario, questo è senza dubbio l'anno di Giacomo Leopardi. Dopo il clamore e i riconoscimenti all'opera cinematografica di Mario Martone, è il Teatro Manzoni a riproporre la figura del grande poeta di Recanati attraverso la brillante interpretazione di Giuseppe Pambieri. «L'infinito Giacomo» è infatti il titolo del monologo che apre la rassegna «Manzoni extra», una serie di spettacoli che, per ragioni di spazio, non hanno trovato posto nel cartellone ufficiale. Dopo lo spettacolo di Pambieri, scritto e diretto dal regista Giuseppe Argirò, sarà la volta di «Tosca - Il Suono Della Voce» (17 novembre) e poi a gennaio il musical «Vorrei la pelle nera» con Luca Jurman e Ugo Conti, a cui seguirà «Oblivion zip» e per finire il balletto di Liliana Cosi. Lo spettacolo di demani sera, che sarà anticipato da una replica per le scuole alle 10.30 ha già quasi registrato il tutto esaurito. Segno che la figura dell'autore de «La Ginestra» fa ancora molta breccia nel pubblico, anche quello giovane. «Sono quasi tre anni, dunque ben prima dell'uscita del film, che portiamo sui palcoscenici italiani questo spettacolo riscuotendo un grande successo» dice Pambieri calatosi in pieno in un personaggio della storia della letteratura di cui evidentemente non è stato detto tutto. «Nel mio spettacolo leggo brani tratti dallo Zibaldone, dall'Epistolario e dalle Operette morali, ma metto in luce il travaglio e le imperfezioni di un genio, le sue ansie, le sue fobie; e anche i vizi come la sfrenata passione per i dolci. Ne emerge un ritratto dalle tante sfaccettature, ma estremamente contemporaneo, il ritratto di uno dei più grandi poeti italiani recentemente riscoperto anche in Inghilterra dove è stato interamente tradotto lo Zibaldone».

Il messaggio che arriva dall'intellettuale con la sua fragilità e la salute minata dalla malattia, resta comunque positivo e quanto mai attuale. L'attore lo sottolinea tra le righe del testo di Argirò che alterna drammaticità e ironia. «La figura di Leopardi, soprattutto in ambito didattico, è stata spesso trattata con un pizzico di superficialità, mettendo in luce soprattutto la vena del pessimismo cosmico», dice Pambieri. «Dal mio spettacolo, al contrario, emerge anche l'animo contestatore del giovane pensatore nei confronti di una società in decadenza. In questo senso è molto più vicino ai ragazzi di oggi, schiacciati dal precariato e desiderosi di sparigliare il sistema».

Il monologo che indaga il carattere, le paure e gli slanci del poeta soffocato dal peso di una famiglia patriarcale, mette anche in luce le passioni terrene, finanche il suo rapporto con un eros tormentato. «Ecco un aspetto importante che l'autore ha voluto sottolineare anche con gustosi aneddoti: Leopardi non era una personalità rivolta dentro sè stesso e nella natura, ma era fortemente proiettato anche verso l'esterno, verso l'amore.

In questo senso era portavoce del periodo pre-romantico in cui viveva». Dopo la data del Manzoni, lo spettacolo tornerà a Roma e poi ancora a Palermo dove vedrà sul palco Pambieri che è appena reduce dalla turnée di «La professione della signora Warren» al fianco di Giuliana Lojodice.

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