Poveri triplicati al Nord A Milano i senzatetto arrivano a quota 3.500

All'aeroporto di Linate dormono 50 persone ma il disagio colpisce pure famiglie normali

Sabrina Cottone

Loro lo chiamano Grand Hotel Linate. E se chi li vede in terra a dormire nascosti negli angoli tra gli arrivi e le partenze fatica a crederlo, non manca il senso dell'umorismo ai cinquanta clochard che hanno trovato nel city airport un luogo più caldo e sicuro di altri per passare la notte. Numero alto come quello dei senzatetto che vivono a Milano e che Luciano Gualzetti, direttore di Caritas ambrosiana, sottolinea con aria sconfortata: «Sono tra i tremila e i tremilacinquecento, con un aumento del 20 per cento. Tra gli assistiti sono aumentati gli italiani e ciò che più impressiona è che l'età si abbassa. Sono giovani molti di coloro che si vedono costretti a rivolgersi ai centri d'ascolto. Inoltre, i tempi di rientro si allungano di molto, c'è una cronicizzazione della povertà».

Parole che riguardano la povertà estrema di chi non ha più né tetto né cibo e vive di espedienti. Parole che si intrecciano ai numeri di una ricerca Openpolis sulla cosiddetta soglia di povertà assoluta, addirittura triplicata nel Nord Italia tra il 2005 e il 2015. Una situazione che riguarda molte famiglie che definiamo normali: la soglia di povertà assoluta (in base alla definizione Istat usata nello studio) è infatti il valore monetario, a prezzi correnti, del paniere di beni e servizi considerati essenziali per ciascuna famiglia.

Nella ricerca Openpolis dal titolo «Poveri noi. Esclusione sociale e welfare in Italia tra il 2005 e il 2015», impressiona un dato che finora è rimasto un po' in ombra e cioè che nel Nord Italia tra il 2005 e il 2015 il numero delle persone che vive sotto la soglia della povertà assoluta è addirittura triplicato. La «povertà Istat» è definita in base all'età dei componenti, alla ripartizione geografica e alla tipologia del comune di residenza. Insomma, eventuali differenze nei prezzi di beni e servizi tra Milano e Agrigento, per fare solo un esempio, sono già considerate. Eppure, secondo l'approfondimento di Openpolis, il numero dei poveri al Nord ha avuto un'impennata incredibile: da 588mila persone nel 2005 a un milione 843mila persone nel 2015. Nel 2005 viveva al Nord il 31 per cento dei poveri italiani, oggi sono il 40 per cento.

Al Sud la situazione non è certo rosea: i poveri sono passati da un milione a due milioni, ovvero sono «solo» raddoppiati. Se si tiene conto del fatto che il numero dei residenti al Nord è più alto, l'impatto sul Mezzogiorno rimane comunque maggiore, ma il fatto che le persone che non possono permettersi beni e servizi essenziali sia triplicato al Nord, un tempo sinonimo di lavoro e agio sicuri, è un dato che interroga e fa girare la testa. «L'aumento della povertà è strettamente correlato alla crisi economica - spiegano da Openpolis -. Così, quasi paradossalmente, la crisi del lavoro ha colpito dove c'era più lavoro».

Inoltre, aggiungono i ricercatori, «poiché secondo la nostra analisi, la crisi è molto collegata alla struttura del mercato del lavoro, i contratti meno stabili e più precari hanno contribuito ad avvicinare situazioni un tempo lontane e il Nord ha quasi raggiunto il Sud». In una gara che nessuno vorrebbe vincere.

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