Procura indaga giudice di pace per favori ai «confratelli»

Povera massoneria, ridotta a occuparsi di divieti di sosta. Dalle glorie risorgimentali alle trame eversive, la storia d'Italia è stata attraversata spesso dall'ombra dei «liberi muratori». Ieri però la Procura di Milano indaga un giudice di pace di Verbania, membro della Loggia di Novara, accusato di avere venduto i suoi servigi ai confratelli: e sono servigi di un livello assai basso. Tanto che l'inchiesta nasce dall'inspiegabile accoglimento da parte del giudice-massone, di un ricorso per una violazione al codice della strada, un anno fa.

Da quell'episodio l'indagine si è mossa portando a galla i rapporti che Crapanzano intratteneva con alcuni avvocati della zona, anche loro di fede massonica, che «sembrano aver usufruito di veri e propri favori da parte del giudice». A Crapanzano l'indagine della polizia, coordinata dal pm Paolo Filippini e Ilda Boccassini, contesta di avere agito «per asservire la propria funzione agli interessi della Loggia» di appartenenza, ovvero la sezione locale della Gran Loggia degli Antichi liberi accettati muratori», staccatasi oltre un secolo fa dal Grande Oriente.

Nei giorni scorsi sono state perquisite sia la sede della Loggia a Novara sia lo studio e a casa di Crapanzano, nonchè quelli di una avvocatessa considerata particolarmente vicina al giudice. Nel mirino, sentenze pilotate e consulenze: ma va ricordato che si tratta di affari rientranti nelle competenze del giudice di pace, che per legge si occupa di vicende del valore massimo di 5mila euro. Anche il modesto valore della corruttela ha fatto sì che la Procura non chiedesse l'arresto dell'indagato.

Crapanzano, dal conto suo, pare sentirsi vittima di un complotto: «É evidente che sono oggetto

di un attacco spropositato e ingiustificato e agirò nelle sedi competenti per tutelare il mio nome e la mia immagine. Se qualcuno, per ragioni a me incomprensibili, pensa di minare la mia serenità si sbaglia di grosso».

LF

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