«Siamo oltre il Movimento 5Stelle perché abbiamo inventato prima il capogruppo a rotazione...». Pietro Tatarella, 31 anni, sposato da uno, per il momento senza figli («ho un cane, come si dice? le coppie prendono un cucciolo come prova per un bambino»), è il quinto capogruppo di Forza Italia dal 2011 e ci scherza su. «Di per sé cambiare capogruppo così spesso non è positivo e mi rendo conto che può essere visto come una lotta interna al partito. Ma al di là di uno scontro interno che c'è stato, è inutile nasconderlo, ci sono motivi legati ai temi e al modo di fare opposizione».
Qual è la prima cosa in cui cercherà di differenziarsi?
«Cercherò di essere molto più diretto nei messaggi, per far capire ciò che accade anche ai cittadini e non solo al palazzo. Vorrei che anche la sciura Maria capisse quel che succede qui dentro. Dobbiamo girare di più, andare nelle scuole a assaggiare il cibo di Milano ristorazione, capire se i bambini sono contenti o ci sono problemi».
Lei ha parlato di un'opposizione con nuove alleanze. Quali?
«Negli ultimi mesi abbiamo faticato a dialogare con Lega, Ncd, Fdi, ma anche Palmeri e Forte che sono fuori dagli schieramenti. E se vogliamo vincere, dobbiamo coinvolgere persone che non hanno corso con noi ma hanno corso contro Pisapia. Questo è mancato: sedersi al tavolo e cercare sintesi».
Un candidato che si muove già molto è il leghista Salvini.
«Non ho nulla contro Salvini e lo reputo un buon candidato ma sono certo che anche noi abbiamo una persona di altrettanto valore».
Politico o della società civile?
«Non so. Vorrei evitare nomi, per ora dobbiamo scrivere il programma. Con il gruppo e con gli altri gruppi di opposizione. E con i consiglieri di zona, senza aver paura di coinvolgere persone perché ti possono scalzare in consiglio comunale, come è accaduto negli ultimi anni. Se vogliamo vincere, non dobbiamo avere paura dei ragazzi preparati che vogliono mettersi in gioco».
E con chi altri vuole scrivere il programma?
«Non con le rappresentanze di categoria. Mi sembrano persone che vogliono far politica senza prendere consensi. Vogliamo fare il programma con i commercianti e non con chi li rappresenta. Se poi gli altri si vogliono aggregare...».
Modello Renzi?
«A trent'anni sono chiamato anche a stravolgere le regole del gioco, a osare».
La casa è uno dei temi forti di cui si discute. Proposte?
«Far passare le case di proprietà del Comune sotto MM è evidente segno che la giunta vuole spendersi su questo tema per la campagna elettorale. Noi lavoreremo e saremo propositivi con la Regione, che sta rifacendo la legge regionale per l'assegnazione degli alloggi. Bisogna ribaltare i criteri».
In che cosa consiste il ribaltamento dei criteri?
«Non è più vero che tutti vogliono casa proprietà. E poi la famiglia di un certo tipo non esiste più: intendo la monoreddito con tre o quattro bambini. C'era 40 anni fa ma oggi non rispecchia più le famiglie. Sono principalmente gli extracomunitari che tengono la moglie a casa e fanno tanti figli».
Vuol mettere un freno alle case agli extracomunitari?
«Non ci piacciono gli slogan. L'idea è ottenere che anche il ceto medio possa accedere all'edilizia residenziale pubblica. Fissando quote per l'età e anche per chi ha due posti di lavoro. Altrimenti sono i più penalizzati».
Sono stati giorni difficili nel partito. Ha ricomposto la frattura con il coordinatore Gallera e l'ex capogruppo De Pasquale?
«Ci siamo visti e parlati. Umanamente sono dispiaciuto, ma se arrivassimo alle elezioni con un capogruppo che è a Palazzo Marino dal 1997, avremmo perso un'opportunità e cioè dimostrare che la sconfitta è servita a rigenerarci».
Che farà al congresso?
«Rimarremo uniti con i colleghi che mi hanno sostenuto e voteremo uno di noi»
Andrea Mascaretti?
«Ho trovato anche in lui la volontà di aprire il partito senza paura».
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