La protesta ferma i treni: sì a telecamere e tornelli

"A rischio incolumità di passeggeri e personale" E la Regione si impegna: "Investimenti subito"

La protesta ferma i treni: sì a telecamere e tornelli

Bloccati quasi il cento per cento dei treni. Dalle 9 e un minuto fino alle 13 ieri si sono fermate tutte le linee di Trenord, quattro ore di sciopero (dovevano essere otto, i sindacati hanno ridotto della metà l'agitazione quando è stato convocato il tavolo in prefettura con Regione e vertici delle ferrovie locali) che hanno riscosso un'adesione del 17% del personale interessato, sufficiente a mandare in tilt il servizio per tutta la mattina, con gli ovvi disagi per i pendolari. Fermi anche i treni del Malpensa Express anche se in questo caso è stato garantito almeno un servizio bus sostitutivo. Lo sciopero era stato indetto da tutte le sigle dopo l'aggressione del 19 luglio ad un capotreno sulla linea Piacenza-Milano. Il controllore era stato ferito con un coltello alla mano da un nordafricano senza biglietto che si è poi dato alla fuga. «Scioperiamo affinchè Trenord e le istituzioni si impegnino a garantire la sicurezza e l'incolumità del personale e dei cittadini» la richiesta sintetizzata nel volantino congiunto di Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Fast Mobilità, Orsa Ferrovie, Ugl, Faisa Cisal distribuito nelle stazioni. Trenord opera ogni giorno oltre 2.300 corse, con più di 650mila viaggiatori. E una prima serie di promesse sono arrivate al vertice convocato alle 16 in prefettura, con un impegno a rivedersi alla stessa ora il 19 settembre per esaminare quanti punti si potranno concretizzare e in che tempi. Al primo punto c'è l'impegno di installare tornelli nelle stazioni per garantire l'accesso solo a chi è munito di biglietto, esattamente come avviene da anni a Cadorna. L'ad di Trenord Cinzia Farisè, come ha riferito al termine il segretario di Filt-Cisl Lombardia Giovanni Abimelech, vedrà oggi i vertici di Rfi perchè «340 stazioni su 450 sono di Ferrovie dello Stato, quindi serve un piano condiviso» e ovviamente una grossa fetta degli investimenti da parte di Rfi «per installare filtri nelle stazioni che oggi sono abbandonate». Da parte del governatore Roberto Maroni «c'è stata la promessa di investimenti, già con un accantonamento di risorse nella giunta in programma venerdì, su tornelli, sala operativa per le 112 stazioni di proprietà e sulle telecamere a bordo». E il prefetto Luciana Lamorgese verificherà con il ministro della Difesa Roberta Pinotti, che nei giorni scorsi aveva aperto alla possibilità di fornire militari a bordo treno, la possibilità che un contingente specifico - due per stazione - possa essere inviato in Lombardia «anche se - precisa Abimelech - per noi è più utile che facciano i controlli nelle stazioni». A bordo dovrebbero prestare servizio 125 guardie giurate (previste dalla gara di appalto con Trenord), ma al momento sono solo 22 perchè «la gran parte dei vigilantes selezionati dalle 11 aziende a cui si rivolge la società non passano gli esami di idoneità davanti alla commissione istituita in prefettura e vogliamo capire i motivi». Anche su questo nodo dovrebbe arrivare una risposta a breve. Stefano Malorgio della Filt Cgil conferma che «l'incontro è stato positivo, sospendiamo il giudizio fino al 19 settembre quando verificheremo se si passerà ai fatti».

I sindacati hanno chiesto infine «l'implementazione tecnologica per il personale viaggiante che permetta l'immediata comunicazione con le autorità in caso di emergenza». Pieno appoggio ai lavoratori dal capogruppo Fdi Riccardo De Corato: «Per noi la soluzione sono militari sui treni e nelle stazioni».

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