Quelle grandi storie d'ordinaria legalità e straordinaria follia

Foglietta in scena con l'epopea della Merini Al Piccolo un'«opera-dibattito sulla mafia»

Antonio Bozzo

Alda Merini, non solo nella sua Milano, è diventata un culto. Scomoda da viva, inclassificabile nei cassetti angusti dove vengono catalogati i poeti da professori incapaci di capire la verità di un verso, Alda comincia a essere compresa, nella profondità di poetessa e di donna, solo adesso che fuma e compone poesie nell'aldilà. Arriva al Menotti, per i tanti che la amano, La pazza della porta accanto (dal 24 al 29 gennaio), di Claudio Fava, spettacolo di Alessandro Gassmann, con Anna Foglietta nei panni della Merini. Sì, la pazza è lei, la poetessa che conobbe gli orrori del manicomio, prima della riforma Basaglia che li abolì. Un atto unico, in prima milanese, che racconta la resistenza umana e l'amore per la vita di una donna discesa negli inferi che si chiamavano «trattamenti psichiatrici». Lo spettacolo, coprodotto da Teatro Stabile di Catania e Teatro dell'Umbria, è un'altra regia di Gassmann (dopo «Qualcuno volò sul nido del cuculo») sull'esclusione manicomiale. Al Piccolo Teatro Grassi, invece, va in scena dal 24 al 29 gennaio Dieci storie proprio così, opera-dibattito sulla legalità. Ce n'è bisogno, eccome, in una società come la nostra dove i valori elementari sono messi a dura prova. Scritto da Giulia Minoli ed Emanuela Giordano - che ne è la regista - racconta le vittime del crimine organizzato e le storie di riscatto civile. Da quest'anno, lo spettacolo ha ulteriori approfondimenti su Mafia Capitale e sui rapporti tra economia del Nord e 'Ndrangheta calabrese. Sorta di work in progress che si alimenta dei fatti criminali, lo spettacolo non dà soluzioni, ma invita a riflettere: intenzione lodevole. Al Franco Parenti, fino al 28 va in scena Manuela Kustermann con Dichiaro guerra al tempo, i sonetti di William Shakespeare con musiche di David Bowie, Pink Floyd, Queen, Car Stevens, Rolling Stones, Peter Gabriel e altri. Al centro della scena due donne: una dell'epoca elisabettiana, l'altra dell'oggi. Abitano nella stessa stanza e danno vita a un confronto in punta di poesia che tocca i temi immortali dell'amore e della morte (c'è di mezzo il massimo conoscitore, ossia il Bardo). Sempre al Parenti, domenica 29 gennaio alle 15.45, la Cooperativa porta I me ciamava per nome: 44.787, testo e regia di Renato Sarti su testimonianze di ex deportati nella Risiera di San Sabba, con foto e video che raccontano l'orrore dell'unico lager nazista in Italia. «Ogni persona dovrebbe sapere - ricorda Sarti, - per difendersi dai rischi di possibili involuzioni storiche». Al Teatro Ringhiera, il 26 gennaio vedremo Tutti in scena, con attori abili e diversamente abili che giocano e recitano trascinati dal filo di storie fantastiche.

La conduzione della lezione aperta (di questo si tratta) è a cura di Chiara Stoppa, in collaborazione con la cooperativa sociale Comunità Progetto. Lo spettacolo è rivolto a tutti: il pubblico apprezzerà la gioia che vivono i protagonisti sul palco, liberi da ruoli e da testi prestabiliti. Un rito collettivo che porta alle origini del fare teatro.

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