I «furbetti» del latte riempivano le cisterne ben oltre i limiti imposti dallUnione europea. E per anni, non hanno pagato le multe dovute per lo sforamento delle quote di produzione fissate da Bruxelles. Una truffa colossale estesa su tutto il territorio nazionale, che - stando alle indagini della magistratura - avrebbe sottratto allo Stato più di un miliardo di euro. Ben oltre i 330 milioni contestati alle 18 cooperative e ai loro rappresentanti, che nel gennaio scorso vennero iscritti nel registro degli indagati. Dunque, si allarga a macchia dolio linchiesta condotta dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza, e coordinata dal pm Frank Di Maio. Una parte di quel fascicolo, ora, arriva a una conclusione. La procura, infatti, ha chiesto il rinvio a giudizio per due cooperative di Melzo - la Lombarda Scarl e la Latteria di Milano Scarl, indagate per la legge 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa delle società - e diciotto persone che, a vario titolo, lavoravano per conto di quelle aziende. A loro è contestata una truffa da oltre cento milioni di euro, sottratti allerario tra il 2003 e il 2009. Secondo il pm, avevano come «unico obiettivo» quello «dellaggiramento della normativa» per «commercializzare il latte prodotto oltre quota dai soci».
Nellelenco degli indagati per i quali il pm Di Maio chiede il processo, spicca il nome di Alessio Crippa (accusato di peculato e truffa allo Stato), che fu tra i leader Cobas che tra il 2002 e il 2003 bloccarono le strade del Nord per protesta contro il sistema delle quote, e che figurava come presidente del consiglio di amministrazione della «Lombarda». Crippa venne arrestato nel febbraio scorso assieme a Gianluca Paganelli, rappresentante legale della «Latteria di Milano». Fu proprio Crippa, davanti agli inquirenti, a spiegare come quello che sembrava un caso circoscritto era in realtà una pratica di sistema. Diciotto cooperative presenti per lo più sul territorio lombardo (ma anche in Piemonte, nel Veneto e in Emilia Romagna) avrebbero messo in piedi unenorme truffa ai danni di produttori onesti e delle casse pubbliche. Ipotesi su cui hanno investigato le Fiamme gialle, che hanno scoperto come molte altre cooperative avevano commesso «sistematiche violazioni», nonostante a molte di esse fosse già stata ritirata la qualifica di «primo acquirente», che consente la raccolta e la commercializzazione del latte in eccesso dopo il versamento allAgea (lAgenzia per le erogazioni in agricoltura) delle multe dovute per la produzione in eccesso. Quel denaro - spiega invece il pm Di Maio nella richiesta di rinvio a giudizio - «veniva ridistribuito in favore dei produttori soci, distogliendo i proventi dalla loro destinazione legale e istituzionale».
Dunque, la prima parte dellinchiesta arriva a un punto di svolta. Sarà il giudice per le udienze preliminari, a questo punto, a stabilire se esistono i presupposti per un processo a carico delle due cooperative e degli altri imputati. E mentre il lavoro degli inquirenti prosegue, non si arrestano nemmeno le proteste degli allevatori.
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