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Rapine, Sala indietro tutta. E Fontana va all'attacco

Invece del barcone dei migranti arrivano i Daspo E la Regione: «A Milano situazione insostenibile»

Rapine, Sala indietro tutta. E Fontana va all'attacco

Indietro tutta. La sicurezza a Milano è un caso nazionale. La Regione suona il campanello d'allarme («situazione quasi insostenibile») e il Comune torna sui suoi passi. Il barcone dei migranti intanto: può restare in Sicilia, secondo il sindaco Beppe Sala. Era diventata una scelta simbolo la collocazione in «Città studi» di quel relitto naufragato al largo della Libia con 700 migranti a bordo. La sinistra milanese lo avrebbe voluto come una sorta di monito pro-accoglienza, tanto che il governo aveva stanziato 600mila euro in Finanziaria. Al contrario, per il centrodestra e la Lega in particolare era un «monumento all'ideologia immigrazionista», un'idea da bocciare dunque per chi collega immigrazione e insicurezza. Dopo le polemiche in Zona Beppe Sala in un'intervista al Giorno lo ha detto chiaramente: «È giusto che rimanga lì (ad Augusta, ndr). Si tratta di un'operazione di buon senso». E la scelta, simbolica, è legata forse anche al clima che si respira a Milano. Almeno, questo è ciò che ipotizza il capogruppo leghista a Palazzo Marino Alessandro Morelli, incalzando il sindaco: «Serviva una notte da Arancia meccanica immigrata a Milano per convincerlo?».

Ma il dietrofront sul barcone dei migranti, come detto, non è l'unico passo indietro del Comune. Significativa e sostanziale un'altra misura che Palazzo Marino si appresta a varare: la normativa necessaria per i Daspo urbani, che a partire dal Decreto Minniti gli sono stati chiesti costantemente e non solo dal centrodestra (a dicembre un a mozione presentata dal capogruppo leghista in zona 8, Enrico Salerani, era stata approvata coi voti favorevoli anche della maggioranza di centrosinistra). La stretta sui Daspo sembra preludere l'impiego di uno strumento che a Milano finora è stato inutilizzato, mentre intanto il Questore ha emesso proprio ieri due Daspo per Sesto San Giovanni, dove la giunta di centrodestra calcola di aver eseguito con la Polizia locale ben 230 allontanamenti di persone «per la stragrande maggioranza straniere, che si sono rese protagoniste di fenomeni di bivacchi, mendicità molesta, commercio abusivo ecc». Dal questore, intanto, è arrivata anche la disposizione per dispiegare anche a Brera i pattugliamenti dell'esercito, nati ormai 10 anni fa come presidio di sicurezza urbana e poi riproposti con grandi cautele a Milano per la vigilanza di obiettivi fissi e in funzione anti-terrorismo, quindi estesi progressivamente alle zone calde della movida.

Sala nell'intervista minimizza: «Non sono d'accordo a dire che c'è un'emergenza». Ma nell'altro grande palazzo della politica milanese, la Regione, la vedano in modo diverso, tanto che il governatore Attilio Fontana, a proposito della notte di violenza, ha commentato: «Episodi di questi giorni non fanno altro che confermare come la situazione, in tema di sicurezza, a Milano sia difficile e ormai quasi insostenibile».

La Regione - ha spiegato - non ha possibilità di intervenire in maniera forte e concreta perché non ha competenze dirette su questa materia. Non credo sia sufficiente parlare di singoli provvedimenti. Serve un ragionamento più ampio, complessivo, perché è dovere delle istituzioni garantire ai cittadini serenità».

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