Le indagini si prospettano lunghe, gli interrogativi molteplici, gli accertamenti complessi. Al momento non sarebbero più di una decina e riguardano tutti persone di etnia rom i casi di furti d'identità allo scopo di ottenere il reddito di cittadinanza - la misura pensata dal precedente governo per sostenere i cittadini in difficoltà economiche, che si trovano al di sotto della soglia di povertà - su cui i carabinieri della compagnia di Seregno e del comando provinciale di Monza indagano. A preoccupare gli investigatori tuttavia sarebbe il sommerso, la realtà sconfinata che potrebbe rivelarsi in seguito alle verifiche che hanno messo in atto.
Tutto è cominciato una decina di giorni fa, quando una rom romena di 44 anni in Italia senza fissa dimora e pregiudicata per reati contro la legge sull'immigrazione, accompagnata da un bambino di 11 anni, si è presentata agli sportelli dell'ufficio postale di Renate per ottenere la carta elettronica del reddito di cittadinanza per la quale aveva già presentato istanza all'Inps e ottenuto il codice pin per il ritiro. Il suo atteggiamento un po' incerto ha subito allarmato però gli impiegati che, per vederci chiaro, hanno chiamato i carabinieri della stazione di Besana in Brianza. Sono stati loro, i militari dell'Arma, a scoprire così che tutta la documentazione presentata dalla romena era completamente falsa: la carta d'identità, l'attestazione di soggiorno permanente per cittadini dell'Ue e persino il codice fiscale. La donna è stata così arrestata per tentata truffa, possesso e fabbricazione di documenti d'identità falsi, quindi è stata denunciata per falsa attestazione e falsa dichiarazione a pubblico ufficiale. Il ragazzino che era con lei aveva addosso la vera carta d'identità della romena. Che è stata processata per direttissima il giorno successivo e scarcerata con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e rinvio al 25 maggio.
Proprio partendo da qui e approfondendo il contesto criminale si è scoperto così che ci sarebbero almeno altri dieci casi di questo genere, tutti a carico di rom che, in Brianza, con lo stesso metodo, purtroppo hanno avuto successo e sono riusciti a ottenere il reddito di cittadinanza. L'Arma dei carabinieri starebbe quindi cercando di comprendere cosa ci sia dietro veramente. Per questo gli investigatori hanno chiesto all'Inps e all'Agenzia delle entrate di chiarire passo per passo i passaggi della procedura per ottenere il reddito di cittadinanza e verificare se all'origine ci possano essere dei mancati controlli o se il sistema possa avere in qualche modo delle falle attraverso le quali si possa ottenere il sussidio pur non possedendo i requisiti.
Il problema di fondo resta comunque il furto d'identità. Con un documento falso di buona fattura, che dia diritto a un codice fiscale si può ottenere, anche con la semplice autocertificazione, il nulla osta dall'Inps che poi invia al numero di telefono un sms con il codice della pratica da presentare all'ufficio postale.
Troppo facile? I carabinieri starebbero controllando che sia proprio così o comunque quale possa essere l'anello debole che permette ai truffatori di raggirare il sistema. E una volta accertata la tecnica, batteranno a tappeto tutti gli uffici postali della zona.
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