Cronaca locale

Referendum, corsa finale Il «No» del centrodestra Salvini: «Atto di orgoglio»

Il leader leghista: «Stop ai vincoli per Milano» E oggi dibattito con Fi al centro filologico

Maria Sorbi

«Mi auguro che i milanesi tirino fuori l'orgoglio». A pochi giorni dal voto il leader leghista Matteo Salvini torna a Milano per la sua campagna a favore del no al referendum. E si appella all'orgoglio di Milano e della Lombardia «a cui sono stati tagliati 300 milioni di euro». «Mi chiedo se serva altro per convincere i milanesi a dire no a Renzi. Una capitale come Milano non può accettare che lo Stato centrale metta clausole di supremazia, ne' può accettare che i vincoli imposti dall'Unione europea valgano su tutto».

Matteo Salvini è stato accolto a Confcommercio da una folta platea di sostenitori che hanno sventolato cartelli bianchi e blu con la scritta «Salvini premier». Una chiara risposta da parte del popolo leghista alle ombre che pendono sulla campagna elettorale per il no. E che si consumano tutte in casa Lega. Il clima è pesante dopo la frecciata lanciata dal leader storico del Carroccio Umberto Bossi in vista del ritorno di Silvio Berlusconi: «La base del partito è stufa di Salvini che non ha un programma e nemmeno esperienza». L'attuale segretario non sembra farsi intimorire. «Io tiro dritto» dichiara. Il presidente lombardo Roberto Maroni cerca di starne fuori: «La Lega un segretario ce l'ha. Si chiama Matteo Salvini, non partecipo a questi dibattiti inutili». Quel che è chiaro è che, dopo il referendum, le sfide saranno parecchie anche all'interno del centrodestra, a prescindere dal voto del 4 dicembre. E si ripartirà dalla convocazione, inevitabile, di un congresso. Ma lo stesso Salvini parla già da segretario bis: 'Quelli del Pd dicono che hanno abbassato le tasse. Ma voi avete davvero pagato meno tasse?' tuona provocatorio dalle pagine dei social network.

Intanto la propaganda leghista per il «No» si sta consumando anche a suon di rimproveri formali. Il prefetto di Bergamo ha spedito un richiamo al sindaco leghista di Telgate, Fabrizio Sala, perché ha inviato una lettera ai cittadini per informarli sulle «nefande conseguenze» della riforma costituzionale. «Per la serie due pesi e sue misure - commenta il segretario della Lega Lombarda Paolo Grimoldi - Renzi può fare campagna elettorale per il referendum inviando 4 milioni di lettere ai cittadini residenti all'estero ma un primo cittadino no». Il sindaco del bergamasco avrebbe violato il divieto per le pubbliche amministrazioni di svolgere propaganda elettorale. «A questo punto immaginiamo che anche il diretto superiore del prefetto di Bergamo, ovvero il ministro Angelino Alfano, provvederà a inviare un analogo richiamo scritto al premier Renzi» si augura Grimoldi.

Il centrodestra continua la sua «mobilitazione» per promuovere il no al referendum. Dopo i gazebo nelle piazze, oggi la coordinatrice regionale lombarda degli Azzurri Mariastella Gelmini sarà al centro filologico milanese per un confronto con il sottosegretario al ministero dei Beni culturali Ilaria Borletti Buitoni (Pd).

Il dibattito è organizzato dall'Hub Giovani, associazione giovanile milanese che conta decine di iscritti in tutte le università e sarà l'occasione per parecchi universitari di entrare nel merito delle ragioni del sì e del no.

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