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Regalo al Leoncavallo e il Comune ci prova «Un affare per la città»

Le dichiarazioni surreali del vicesindaco e l'imbarazzo per un bando «rivolto a tutti e trasparente». Ma studiato per gli autonomi

Regalo al Leoncavallo e il Comune ci prova «Un affare per la città»

Se esistesse il premio Nobel per la faccia tosta andrebbe senz'altro assegnato – e per acclamazione - ad Ada Lucia De Cesaris, assessore all'Urbanistica e all'Edilizia nonché vicesindaco del Comune di Milano. Lo merita certamente dopo le sue imbarazzanti dichiarazioni sulla soluzione furbetta trovata dalla giunta per l'annosa vicenda del centro sociale Leoncavallo. Dunque: il Comune si prende gli spazi di via Watteau di proprietà dei Cabassi ma da decenni abusivamente occupati dai compagni del Leonka e agli eredi del famoso «Sabiunat» cede in cambio due immobili comunali in via Zama e in via Trivulzio, abbandonati e da riqualificare. Un affare per i Cabassi che si liberano di una vecchia grana e si ritrovano due strutture da valorizzare. E quei poveri ragazzi dello storico centro sociale, fra i quali molti over 40, che fine fanno? È proprio su questo cruciale dettaglio della vicenda che la signora De Cesaris fa sfoggio di tutta la sua disinvoltura: «Per via Watteau faremo un bando… aperto a tutti, alla luce del sole, potranno partecipare le associazioni che vorranno. Senza cancellare la storia, potremo anche decidere di dividere gli spazi, magari affidandone un pezzo a don Rigoldi». E poi la battuta da Nobel: «Per me non si tratta del Leoncavallo, ma di via Watteuau, che diventerà pubblico e sarà recuperato in modo legittimo e trasparente». Vuole forse dire che il bando sarà fatto in modo che possa assicurarsi quegli spazi anche, ad esempio, una cooperativa sociale legata a Comunione e Liberazione? O un centro sociale con note simpatie di destra? Ma soprattutto, è immaginabile che alla fine resti per strada proprio il Leonka, dopo aver accumulato tanto credito come falange propagandistica di Pisapia durante la sua campagna elettorale? Chi ci crede alzi la mano. Sarà perciò molto utile vedere questo benedetto bando pubblico per via Watteau. Ma intanto già nelle dichiarazioni della De Cesaris si possono notare interessanti spiragli: «Potranno partecipare le associazioni che vorranno, senza cancellare la storia». Quale storia? Ad averne in via Watteau è solo il Leoncavallo, che dunque, secondo l'acrobatica De Cesaris, non va «cancellato». E aggiunge che «potremmo anche dividere gli spazi, magari affidandone un pezzo a don Rigoldi». Già, e allora perché, dopo la «divisione degli spazi» non affidarne uno anche allo storico Leonka? Don Rogoldi pretesto e cavallo di Troia. E poi proviamo a immaginare, con un fortissimo sforzo di fantasia, che il più famoso centro sociale d'Italia venga escluso dal severo e trasparentissimo bando decesariano: che fanno i compagni, riempiono cartoni, bauli e valige e vanno via tranquilli, solo con un po' di rimpianto? Anche in questo caso chi ci crede alzi la mano. Si dice che la già potentissima De Cesaris ambisca a rimpiazzare nel 2016 un Pisapia stufo di fare il sindaco. Se le cose stanno così non è pensabile che voglia inimicarsi il più influente dei centri sociali - che già tanto utile fu durante la campagna elettorale del 2011 – e quella parte della sinistra storicamente ad esso collegato. Quindi occhio a quel bando e a tutte le eccezioni, le riserve, le esclusioni, le condizioni particolari e a tutti gli arzigogolati sotterfugi da azzeccacarbugli tipicamente italiani che consentiranno al Leonkavallo di restare lì dove si trova.

Cioè in un immobile che allora sarà di proprietà del Comune. In pratica un riconoscimento della funzione di pubblica utilità svolta dal centro sociale. A quel punto equiparato a una Onlus. Alla quale non mancherà che un bel contributo finanziario da Palazzo Marino.

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