«La legge regionale prevede la possibilità di costruire moschee solo laddove inserite nel Piano di governo del territorio». L'altolà alle aperture del Comune ai nuovi luoghi di culto islamici arriva da Palazzo Lombardia. E non lascia spazio alle interpretazioni. «Le regole sono chiare - l'attacco alla giunta Pisapia dell'assessore a Sicurezza e Immigrazione Simona Bordonali - E nemmeno il sindaco di una grande città come Milano può ignorarle». Perché, secondo la Regione, la costruzione di nuovi luoghi di culto «modifica totalmente l'urbanistica del territorio, motivo per cui sarebbe opportuno consultare i residenti, anche attraverso un referendum consultivo». Una richiesta che per la Bordonali parte dalla necessità di garantire la sicurezza. «È necessario che i sermoni siano in italiano e che si renda nota la provenienza dei finanziamenti utilizzati». Immediata la reazione del consigliere del Pd Agostino Alloni. «L'assessore Bordonali si metta l'anima in pace: non può essere una norma legata all'urbanistica a stabilire se è morale o no costruire un luogo di culto. Il referendum ha una funzione meramente consultiva e non può decretare l'istituzione di un ente religioso». Sottolineando che «non è il Pd che lo dice, ma un parere legislativo degli uffici giuridici del consiglio regionale che, rifacendosi ad alcune sentenze del Tar Lombardia, boccia la proposta anti moschee della Lega». Ma per il capogruppo del Carroccio Massimiliano Romeo «francamente del parere dell'ufficio legale ce ne freghiamo: la facoltà di legiferare è demandata a coloro che ricevono un'investitura democratica dai cittadini, non certo alla burocrazia».
Un tema caldo come ha dimostrato anche l'ultima seduta del consiglio di Zona 2. Con Silvia Sardone (Fi) che denuncia «il centrosinistra che ha fatto cadere il numero legale al momento di discutere sulla possibile moschea in via Esterle, zona via Padova. Una scelta che denota paura e incapacità di affrontare un tema così spinoso». Impossibile, quindi, votare e discutere la mozione che chiede alla giunta di «stralciare l'area di via Esterle dal bando e utilizzare l'area per un presidio delle forze dell'ordine». Un comportamento denunciato anche dal capogruppo della Lega Samuele Piscina a cui è stato impedito di discutere la mozione per un referendum popolare da organizzare per un mese presso la struttura comunale dell'anagrafe di via Padova 118 per valutare la proposta di realizzare una moschea negli ex bagni pubblici di via Esterle.
«D'altronde la maggioranza si troverebbe in seria difficoltà se i cittadini si schierassero contro le decisioni della giunta e quindi hanno deciso di prediligere il metodo dittatoriale comunista, togliendo la parola agli oppositori».
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