Cronaca locale

La Regione non li accredita più e i corsi del Comune sono nulli

La Regione non li accredita più e i corsi del Comune sono nulli

La Regione Lombardia ha revocato al Comune di Milano, con un decreto del luglio scorso, l'accreditamento per i corsi di formazione professionale. Al momento ignari di tutto questo sono i circa cinquecento milanesi che partecipano ai corsi annunciati in pompa magna dall'assessore alle Politiche per il lavoro, Sviluppo economico, Università e ricerca Cristina Tajani a fine agosto. Tanto per capirsi, si tratta dei corsi organizzati per amministratori di condominio, ottici-optometristi, operatori della ristorazione, elettricisti, vetrinisti e visual merchandising, liutai.
Solo che il valore giuridico di questi corsi non c'è più. E tale resterà per altri cinque anni se il Comune di Milano non si conformerà alla legge regionale 19/2007, attiva di fatto dal dicembre 2010, relativa ai criteri sul sistema educativo e formativo della Regione Lombardia. Gli attestati rilasciati diventano così carta straccia. E a rischio finiscono un centinaio di posti di lavoro. Visto che la giunta Pisapia si è ben guardata dal rendere pubblica la decisione di Regione Lombardia, per scoprirlo bisogna scartabellare tra i verbali di conciliazione della Prefettura di Milano. In data 26 settembre i sindacati, ad esclusione della Cgil, comunicano al Comune di Milano l'intenzione di procedere ad oltranza con lo stato di agitazione del personale dei servizi formativi proprio per la clamorosa bocciatura di quello che un tempo era un vanto di Palazzo Marino.
Paradossalmente il Comune di Milano scarta l'opzione del ricorso contro il decreto regionale di revoca e questo fa infuriare ancora di più i sindacati, generando il sospetto che la giunta Pisapia intenda «impiegare risorse per garantire la formazione professionale attraverso i servizi forniti da terzi».
Da chi? Su questo punto Cisl, Uil, Csa e Usb preferiscono glissare, anche se ingenerano il sospetto che dietro all'inerzia del Comune di Milano si possa nascondere qualche accordo sottobanco, un ritirarsi dal mercato per agevolare qualche realtà privata operante nella formazione professionale.
Dallo staff dell'assessore Tajani replicano sdegnati a queste accuse: «È vero proprio il contrario, per entrare nei parametri delineati dalla legge regionale, le scuole di formazione professionale dovrebbero diventare delle società con bilanci autonomi, sebbene controllate dal Comune di Milano. La privatizzazione che preoccupa i sindacati si realizzerebbe proprio adeguandosi a quanto previsto dalla Regione. Peraltro la situazione è tale dal 2010, non è una novità».
Sta di fatto che, così facendo, il Comune di Milano rinuncia alla dote studente – 4.500 euro a testa – garantita da Regione Lombardia. Circa 2milioni e mezzo di euro.

E c'è da dire che in tempo di vacche magre un taglio così non è certo poco.

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