Cronaca locale

La Regione pensa a "Fase 2". Ma la sinistra vuole la gogna

Il Pirellone chiede al governo di riaprire dal 4 maggio. E il Pd sceglie di rispondere solo con accuse e minacce

La Regione pensa a "Fase 2".  Ma la sinistra vuole la gogna

La Regione pensa a ripartire, la sinistra si fossilizza nelle accuse. Il Pirellone, grazie anche a un miglioramento dei dati, inizia a mettere a punto un graduale, cauto rientro alla normalità, ma le opposizioni si concentrano sul commissariamento e su una improbabile messa in stato d'accusa della giunta regionale.

La Regione studia la riapertura. Il governatore Attilio Fontana ha parlato di una «via lombarda alla libertà», di «un programma per portare alla riapertura delle attività a partire dal prossimo 4 maggio» e di una «nuova normalità nel segno delle Quattro D: distanza tra le persone, dispositivi obbligatori, digitalizzazione con smart working per chi può farlo e diagnosi grazie alle ricerche del San Matteo di Pavia.

La sinistra comunque attacca a testa bassa. E dopo la singolare petizione per il commissariamento della Regione, lanciata da settori oltranzisti e poi avallata anche dentro il Pd, ieri è stata la volta della richiesta di rimozione dell'assessore al Welfare Giulio Gallera, avanzata dalla deputata Barbara Pollastrini. E infine, annunciata dai 5 Stelle, è arrivata la richiesta di una commissione d'inchiesta firmata da tutti i gruppi di opposizione: oltre ai grillini e ai Dem anche da «Lombardi Civici Europeisti» (la lista Gori), Più Europa e Italia Viva. Oggi saranno depositate le firme necessarie per la sua istituzione. Ieri, alla conferenza stampa delle opposizioni, per i 5 Stelle è intervenuto Marco Fumagalli, il capogruppo che già il 26 marzo e il 3 aprile aveva proposto una commissione, dopo aver annunciato anche una mozione di sfiducia nei confronti degli assessori Giulio Gallera e Davide Caparini, prima che il suo stesso gruppo prendesse le distanze. Comunque, il capogruppo Pd Fabio Pizzul ha dovuto accodarsi: «Il sistema sanitario lombardo - ha detto ieri - non ha risposto adeguatamente alla sfida e la legge regionale va rivista alla luce di quanto è successo in queste settimane. La commissione d'inchiesta non è un fittizio tribunale ma un luogo dove fare chiarezza».

Toni distensivi, forse imbarazzati, ma l'eurodeputato del Pd Pierfrancesco Majorino, che appare il vero artefice di questa linea da «veterosinistra», parlando del commissariamento aveva teorizzato in mattinata qual è la linea: «Molti - aveva ammesso - sostengono, anche nel centrosinistra, che la proposta sia difficile da attuare e troppo dura sul piano istituzionale. Io credo che sia difficilissima e durissima. Ma necessaria». «Se non si procede con il commissariamento si continua così e si fanno interrogazioni, mozioni, comunicati. Tutte cose utili (che facciamo da più di un mese in tanti) con degli interlocutori che vogliono ascoltare. Ma non è questo il caso».

La sinistra al suo interno non è convinta insomma, e chiede ascolto. La Regione d'altra parte sembra disposta anche a concederlo, se è vero che anche nella sua nota ufficiale sulla riapertura Fontana ha parlato di un coinvolgimento «degli stessi gruppi consiliari».

E in ogni caso, anche a proposito degli accertamenti giudiziari, il governatore si è mostrato collaborativo: «Siamo impegnati a combattere il virus - ha detto - e a proteggere i lombardi, massima collaborazione verso chi svolge le indagini».

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