C'è il doveroso cordoglio nella reazione delle istituzioni, ma nel caso della Regione anche l'orgogliosa rivendicazione di una linea dura, che in Lombardia si è tradotta in una legge severa sull'apertura dei luoghi di culto, ribattezzata appunto «anti-moschee».
Regione e Comune ieri hanno abbassato le bandiere a mezz'asta in segno di lutto dopo l'attentato. «Un atto ignobile, un momento terribile a Barcellona. Tutta la nostra vicinanza ai familiari delle vittime, ai feriti, alla città e alla sindaca Ada Colau» ha scritto su twitter già giovedì sera il sindaco di Milano, Giuseppe Sala. Il governatore, Roberto Maroni, ha telefonato al sindaco di Legnano (la città di una delle vittime italiane), Gianbattista Fratus, leghista come lui, e ha spiegato: «Regione Lombardia è vicina alla famiglia di Bruno Gulotta, rimasto ucciso nell'attentato terroristico a Barcellona, e si unisce al suo immenso dolore: faremo tutto quanto di nostra competenza per sostenere la moglie e i figli». In questo «fare di tutto» è compreso anche un altro provvedimento importante, che andrà a sostenere anche materialmente, le famiglie delle vittime del terrorismo. «Due settimane fa ho portato in giunta una proposta di legge sugli interventi regionali di aiuto e assistenza alle vittime del terrorismo e ai loro familiari - spiega l'assessore alla Sicurezza e immigrazione, Simona Bordonali (Lega) - La Regione, con un fondo da 100mila euro, vuole rafforzare le misure di assistenza e di aiuto a favore delle vittime di un atto terroristico e promuovere, anche tramite accordi con gli organi dello Stato, attività di informazione, formazione e ricerca per conoscere e prevenire i processi di radicalizzazione violenta». L'augurio è che il Consiglio regionale «ora calendarizzi a breve la discussione del testo per l'approvazione definitiva». Approvata e scampata quasi indenne al verdetto della Consulta, invece, la anti-moschee, della cui utilità è sempre più convinta l'assessore regionale all'Urbanistica, Viviana Beccalossi (Fdi), che definisce «mostri» i terroristi: «Mostri che vogliamo combattere anche nella vita di tutti i giorni, come ha fatto Regione Lombardia con il lavoro di mappatura delle moschee e l'equiparazione dei centri culturali islamici, in cui si professa la fede, a luogo di culto con l'obiettivo di assoggettarli alla nostra legge, che, di fatto, offre ai sindaci la possibilità di dare un giro di vite a realtà incontrollate e illegali». «Non bastano più le frasi di circostanza - avverte - I rappresentanti delle comunità islamiche e i sindaci che finora non lo hanno fatto, devono collaborare senza se e senza ma con le istituzioni e le forze dell'ordine, togliendo ogni minimo dubbio su moschee clandestine, imam più o meno ufficiosi che potrebbero predicare odio e segnalando chiunque passi da quei luoghi destando anche il minimo sospetto».
«In questi mesi - prosegue l'assessore - abbiamo lanciato decine di appelli e inviti a fare emergere tutte le situazioni 'in ombra' nelle nostre città, dove si sono moltiplicati luoghi di culto islamico irregolari, che in alcuni casi hanno visto transitare personaggi poi accusati e anche espulsi per le proprie posizioni estremiste».AlGia
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