La decisione è di quelle che tocca un servizio importante per i cittadini, mette in discussione la situazione di alcuni lavoratori e risveglia persino punte di orgoglio campanilistico. La Regione Lombardia ha deciso di chiudere, da gennaio, il reparto maternità dell'ospedale Uboldo di Cernusco sul Naviglio, trasferendo il presidio al Santa Maria delle Stelle di Melzo. Con una delibera approvata dalla Giunta lo scorso 9 ottobre, che ha ad oggetto la «riorganizzazione della rete dei punti nascita» in tutta l'area della Martesana. Fin qui nulla di strano, il tentativo di redistribuire le funzioni nelle varie strutture, accorpandone alcune, è in corso da circa un anno. Se non fosse che, questa volta, i criteri che hanno guidato la scelta sembrano essere un po' diversi dal solito. «Legati a logiche di partito», più che squisitamente politiche nel senso alto del termine, denuncia il consigliere regionale di Patto Civico Paolo Micheli. Di norma infatti per scegliere quale reparto maternità merita di più di sopravvivere si guarda alle nascite annuali. Il numero magico è 500: sotto quella soglia si chiude. A Melzo nel 2013 ci sono state circa 400 nascite, a Cernusco invece 700. Perché, quindi, chiudere proprio qui? I residenti di Cernusco non l'hanno presa bene - per loro è un disagio in più, ovvio - e nemmeno chi in quel reparto ci lavora, tanto che si sono organizzati e domani saranno in piazza per protesta, per chiedere cosa ne sarà della struttura di Cernusco, che, dicono, funzionava bene. Il consigliere Micheli avanza il sospetto che «la scelta sia stata presa per far contenta la Lega, che non a caso subito dopo ha esultato parlando di vittoria». Di mezzo però ci sono anche le Asl, che si erano pronunciate in un primo momento a favore di Cernusco, e dopo pro Melzo.
Perché delle ragioni a favore della decisione, comunque, ci sono: Cernusco è più vicino all'ospedale San Raffaele, dove il reparto ginecologia e ostetricia c'è, mentre Melzo è più centrale nell'area della Martesana.Twitter @giulianadevivo
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