Gianluca PadovanLeonardo da Vinci si presenta al futuro duca di Milano, Ludovico Sforza detto «il Moro», con una lunga lettera non datata, ma collocata attorno al 1483. Suddividendola in dieci punti elenca le cose in grado di realizzare nella qualità d'ingegnere militare e civile. Ma non solo. L'offerta al Duca è di svelargli «i suoi segreti», ovvero di renderlo partecipe delle sue conoscenze nell'arte della guerra, a patto di poterle realizzare.Può ideare ponti da usarsi in battaglia, sistemi per distruggere col fuoco i ponti avversari, svuotare i fossati dall'acqua e scavarne di nuovi. In un territorio ricco di canali, rogge, fontanili e caratterizzato dai Navigli, come lo era il Ducato di Lombardia, il Maestro coglie immediatamente nel segno catturando l'attenzione e l'interesse del Moro. Dichiara inoltre d'essere in grado di progettare le temibili opere di mina, ovvero i cunicoli e le gallerie scavati nel sottosuolo, per giungere al di sotto della fortezza da conquistare facendone crollare le mura.E ancora sulla «guerra sotterranea» afferma di avere «modi per cave e vie secrete e distorte, facte senza alcuno strepito», ovvero sa realizzare gallerie segrete senza che l'avversario se ne accorga, anche per passare sotto i fossati che cingono le difese o sotto i fiumi.Alla fine del '400 il Castello di Milano, il Castrum Portae Jovis, ovvero il Castello di Porta Giovia, era una sontuosa dimora, ma soprattutto una formidabile macchina da combattimento. Chiunque poteva coglierne la potenza guardando i profondi fossati, i rivellini di guardia alle porte, i poderosi torrioni angolari e le alte mura merlate con feritoie per le artiglierie. Ma ben pochi erano a conoscenza dei segreti celati nel sottosuolo. E non si trattava di tesori, ma di capolavori d'architettura militare, i quali garantivano alla fortezza la massima sicurezza.Ad esempio, il fossato principale era alimentato da due canali sotterranei e segreti, indispensabili qualora il Castello, se cinto d'assedio, fosse stato privato dell'acqua portata dal Naviglio. Passando sotto l'odierno parco Sempione e alla Ghirlanda, cinta che proteggeva il Castello lungo la parte che guardava la campagna, i due condotti potevano mantenere allagata la fossa. Il Maestro doveva conoscerli bene e lo dimostrerebbe il fatto che in più disegni mostra di occuparsi proprio delle vie d'acqua destinate alla difesa. In uno schizzo contenuto nel Manoscritto I annota a margine: «Castello co' fossi ingorgati», segno che urgeva la loro totale pulizia, rimuovendo il materiale depositatosi all'interno in quanto impediva il regolare scorrimento delle acque.Oggi questi canali segreti esistono ancora? Certamente, ma non siate impazienti di scoprirlo.Se andate a passeggiare in piazza del Cannone, ovvero nell'area che rimane tra il Castello e Parco Sempione, sappiate che state proprio camminando sulla Ghirlanda. Di essa, in superficie, rimangono solo i mozziconi di due torri e la Porta del Soccorso. Ma sotto di voi corre almeno un chilometro di sotterranei da esplorare, con casematte per i cannoni e gallerie per il passaggio degli armigeri. Ancora più sotto vi sono i due canali segreti denominati dagli speleologi «Cunicolo delle Conchiglie Primo» e «Cunicolo delle Conchiglie Secondo».Il primo è rimasto integro per un centinaio di metri e percorribile... a patto che non soffriate di claustrofobia. Completamente costruito in mattoni, ha il fondo coperto di limo secco e finissimo dove sono rimaste «intrappolate» un'infinità di conchiglie d'acqua dolce. In corrispondenza di una curva a gomito il suo percorso era interrotto da spesse grate metalliche «anti-intrusione», di cui oggi esistono solo le impronte lasciate negli alloggiamenti di granito. A monte si possono scorgere le «trappole» ricavate nelle volte, utilizzate per intercettare chi fosse riuscito ad infilarsi nel condotto con l'intento di giungere di soppiatto nel cuore del Castello.Il «Cunicolo delle Conchiglie Secondo» è invece percorribile per non più di venti metri, poi un muro lo chiude inesorabilmente. Vi si accede da una botola a pavimento, attraverso una grande stanza conservatasi perfettamente nel tempo, la quale prende luce da una feritoia assai strombata che dà sul fossato interno.Ma la discesa nei meandri del Castello parrebbe non avere fine e a più di dieci metri di profondità, sotto uno dei due canali, s'incontra il tratto superstite d'un passaggio segreto.Grazie all'interessamento del direttore generale di Mm Stefano Cetti le indagini presso le opere idrauliche sotterranee hanno avuto una ripresa. I risultati sono stati recentemente presentati al 3° Festival dell'Acqua (5-7 ottobre 2015), nella conferenza pubblica tenutasi al Castello.
I relatori, Fabio Marelli di Mm e uno speleologo dell'Associazione speleologia cavità artificiali Milano, hanno mostrato una parte dei segreti sotterranei che andrebbero valorizzati e portati a conoscenza del pubblico.Ora non vi rimane che prendervi un paio d'ore di tempo e andare a passeggiare attorno alle antiche mura: senza dubbio guarderete il Castello con altri occhi e rinnovato interesse.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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