La ricetta dei professionisti per tagliare la burocrazia

Una proposta per semplificare la burocrazia, specialmente quella relativa alla giustizia civile. Per presentarla alla politica i rappresentanti degli ordini professionali milanesi, notai, avvocati, commercialisti e consulenti del lavoro, si sono riuniti con i loro iscritti al teatro Manzoni. L'idea è quella di sostituire o affiancare i funzionari pubblici per rilasciare alcuni documenti e certificazioni attualmente monopolio del settore statale. È il concetto di sussidiarietà: per i professionisti la sua applicazione dovrebbe aiutare il processo di modernizzazione dell'apparato statale rendendo più efficienti molte procedure. Così dalla collaborazione tra ordini e il lavoro del professore Luca Antonini, ordinario di diritto Costituzionale a Padova, è nato il progetto di legge sul tema. «Gli avvocati – ha specificato Paolo Giuggioli, presidente dell'Ordine degli avvocati - sono pronti a mettere a disposizione il patrimonio di competenze in materie quali la conformità degli atti, la notifica degli atti di pignoramento e l'emissione di provvedimenti di ingiunzione ante-causam». Un'esemplificazione seguita a quelle degli interventi di altri presidenti degli altri ordini. «Un grande contributo da parte della società civile - lo ha definito l'ex ministro Maurizio Sacconi presente al Manzoni – e un documento che bisognerà presentare subito in parlamento per incardinare nel dibattito il principio della necessità di avere più società e meno Stato». Meno entusiasta Pietro Ichino, già senatore Pd e ora in lista con Monti, che ha espresso perplessità sul sistema per garantire la terzietà dei professionisti, che gli hanno fruttato reazioni di disapprovazione dalla platea.

Il giuslavorista si è poi dichiarato disposto a discutere il progetto di legge e eventualmente presentarlo in parlamento. Il leghista Nicola Molteni ha appoggiato con più decisione il progetto: «Non posso non condividere un progetto di devoluzione delle competenze statali e mi auguro che arrivi presto in parlamento».

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