Non sembra riuscito benissimo il rimpasto in Regione. Almeno a giudicare dalla spaccatura nella Lega e da qualche consigliere della Lista Maroni che già contatta altri partiti per un cambio di casacca. Ma anche dalle divisioni all'interno di Forza Italia con le deputate Daniela Santanché ed Elena Centemero che attaccano la coordinatrice regionale Mariastella Gelmini rea di aver calpestato le quote rosa giubilando l'assessore Paola Bulbarelli per sostituirla con Fabrizio Sala e l'associazione Articolo 51 che con la presidente Angela Ronchini ha già pronto un ricorso al Tar per difenderle. E con la commissione Territorio della Regione che ieri si è tenuta con il presidente e solo cinque consiglieri di centrodestra per lo «sciopero» di Ncd e la presenza di un unico rappresentante di Fi. Messaggio chiaro visto che in agenda c'era la proposta di legge sui luoghi di culto (e quindi sulle moschee), presentata dalla Lega. «Non si può far finta di nulla hanno dichiarato Jacopo Scandella (Pd) e Lucia Castellano (Patto civico) - Non ci sono le condizioni politiche per discutere seriamente alcun provvedimento». Un doppio sgarbo degli alfaniani a Maroni che vede a rischio un provvedimento a cui il Carroccio tiene particolarmente. Nel pomeriggio l'incontro a Palazzo Lombardia, con Ncd che si è presentato in formazione completa per essere respinto da Maroni che ha preferito incontrare solo il coordinatore Alessandro Colucci e il capogruppo Luca Del Gobbo. Lasciando fuori anche il presidente del consiglio regionale Raffaele Cattaneo. Sul tavolo le lamentele per uno scarso coinvolgimento nella scelta dei nuovi assessori e per la perdita della delega alla Città metropolitana affidata a Giulio Gallera. Ma anche per quella riforma della sanità che Maroni starebbe gestendo un po' troppo da solo. Al termine le assicurazioni di Maroni che il sottosegretario ncd Daniele Nava si occuperà insieme a Gallera di città metropolitana. Con Del Gobbo che annuncia il ritorno al lavoro dei consiglieri.
Ma ad agitare le acque resta lo scontro nella Lega. «Non ho commenti da fare sul rimpasto. Chiedete a Maroni», ha risposto Matteo Salvini a chi gli ha chiesto del secondo aggiustamento della squadra in meno di otto mesi. Parole improntate al bon ton istituzionale, ma che non nascondono la spaccatura che si va allargando tra Maroni e il segretario del Carroccio, la cui vertiginosa crescita (politica e soprattutto mediatica), sta mettendo in crisi quel patto stretto in un partito a quel tempo a rischio di affondare sotto le bordate delle inchieste su diamanti e spese pazze della Bossi family e che prevedeva la divisione dei ruoli: con Maroni che si sarebbe occupato della Regione, Salvini del partito e Flavio Tosi destinato alle primarie del centrodestra per il candidato premier. Un accordo travolto dagli eventi e che sembra non reggere più. Di qui l'irritazione di Salvini per non essere stato consultato. E soprattutto per il mancato ingresso in giunta di Angelo Ciocca, l'uomo a cui avrebbe voluto affidare la delega alla Casa per rendere più incisiva la battaglia sull'Aler.
Inutile il tentativo di Maroni di offrire a Ciocca la Cultura e Lega che alla fine ha rinunciato a partecipare all'ultimo valzer di giunta. Qualcuno dice per puntare all'assessorato alla Sanità a riforma ultimata, magari con l'accorpamento al welfare. Ma la posizione di Mario Mantovani non sembra in bilico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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