La rivolta degli anziani, reagiscono ai truffatori e diventano star della tv

Maria tiene al telefono una donna che voleva derubarla, Enzo fa squadra con la polizia

La rivolta degli anziani, reagiscono ai truffatori e diventano star della tv

Maria Meneghetti è diventata una star a 90 anni. Da quando va in tivù a raccontare come ha messo fuori gioco una truffatrice tenendola al telefono e chiamando contemporaneamente con un altro apparecchio la polizia, per strada la riconoscono tutti. Lei non fa la diva, ma raccontando quel che le è successo agli altri si sente utile e alla sua età non è poco. Nel frattempo è stata adottata dalla squadra dell'Ufficio prevenzione generale della questura di Milano, quello che, tra l'altro, coordina anche la «Volanti». Enzo Ribolla, classe 1939, aveva già prelevato 5mila euro per «salvare» la nipote che secondo il solito «avvocato Molinari» (che ovviamente non esiste) aveva combinato un guaio.

La ragazza stava benissimo, ma vaglielo a dire a Bolla, deciso com'era a consegnare i soldi nelle mani di quella ragazzotta che lo aspettava davanti a casa mentre i suoi complici lo tenevano impegnato da tre quarti d'ora al cellulare. A salvare il 78enne è stato il dubbio, insinuatogli dalla polizia. E mentre era sempre in linea con i balordi, ormai convinti di averlo raggirato, ha fatto salire in auto un agente, permettendo così l'arresto della giovane proprio quando aveva preso la busta con il denaro.

«Io la chiamo la rivoluzione, la ribellione degli anziani. Nel 2015 la quantità di raggiri ci ha fatto rabbrividire: 131. Nel 2016, poi, i numeri sono esplosi: 410 casi in totale, tra truffe tentate e sventate, ma già le cose stavano cambiando, tant'è che i nonni sbattevano giù il telefono ai truffatori perché cominciavano a non cadere più in trappola. Così i malviventi erano costretti a puntare altri obiettivi. In due anni abbiamo invertito il trend».

Fino a oggi dall'inizio dell'anno infatti sono 337 le truffe ai nonni non andate a segno e appena 81 quelle riuscite. «Ci siamo riusciti grazie a un'attività di prevenzione, perché qui non si parla di fare arresti, che con le truffe diventa molto difficile, ma di impedire il reato. E dopo tanti anni di campagne con riunioni nelle parrocchie, nei quartieri, nelle associazioni e con i volantini, andare in televisione parlando di questi reati insidiosi, insieme a chi li ha subiti, ha dato risultati straordinari. Certi programmi televisivi hanno una loro utilità sociale se utilizzati per fini di carattere pubblico. Il Dipartimento di pubblica sicurezza crede molto in questa strategia, quella della testimonianza diretta, che arriva a tutti magari nelle fasce orarie in cui gli anziani sono incollati al televisore. Una strategia che li spinge così a chiamarci, a denunciare».

Maria José Falcicchia, attuale dirigente dell'Ufficio prevenzione generale, ha messo, con il solito entusiasmo che la caratterizza sempre, l'esperienza di grande professionista della sicurezza e quella dei suoi collaboratori a servizio dei nonni.

«Abbiamo vinto essendoci: gli anziani ci chiamano e noi andiamo sempre, mandiamo sempre una pattuglia. A costo di trascurare altre cose - ci spiega -. Si tratta di reati odiosi, che colpiscono fasce deboli e quindi rendono obbligatorio essere più protettivi. E poi il nostro ufficio ha voluto dare anche una propria risposta, quando i numeri delle truffe riuscite erano diventati inaccettabili. Ora i nonni finalmente denunciano, hanno capito che non sono soli».

Il fenomeno delle truffe agli anziani ha radici lontane nel tempo, già da anni la polizia ha riscontrato che aumentavano a macchia d'olio al Nord, al Centro e al Sud. Spesso la solitudine, il rimanere a casa da soli e il passare degli anni abbassa il livello di guardia rispetto alle insidie che la società presenta.

«Gli anziani hanno capito che i truffatori colpiscono non solo ricchi pensionati, ma tutti loro, approfittando del nervo scoperto degli affetti - conclude Falcicchia -. Ormai la tecnica più diffusa sta nel telefonare inventando un incidente o un problema che ha messo nei guai un parente. I nonni tendono a dare quel poco che hanno - anellini, oggetti d'oro, ricordi - nella convinzione di poter salvare i loro cari.

Chi raggira trova quindi terreno fertile toccando il tasto dell'affettività e presentandosi come intermediario tra la famiglia e la persona in difficoltà. Non si sa come la vittima venga individuata, sono reati spot, commessi in giro per la città e servizi preventivi sembravano impossibili. Dovevamo provare. E ora è una vittoria per la polizia».

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