Prima della Scala

Roma snobba la Prima? "Meglio, conta l'opera"

Da Sala a Maroni a Pereira schiaffi agli assenti: "Noi ci siamo, e oggi il mondo guarda Milano"

Roma snobba la Prima? "Meglio, conta l'opera"

Una Prima speciale per il Teatro alla Scala, che presenta l'Andrea Chénier, opera di Umberto Giordano che debuttò al Piermarini il 28 marzo 1896. Prima anche per il maestro Riccardo Chailly come direttore musicale, e che diresse l'ultima messa in scena nel 1985. Così se per il tempio della lirica questa apertura di stagione, con la ripresa del repertorio italiano e in particolare del Verismo rappresenta una Prima un po' speciale, non lo è nel Palco Reale, piuttosto sguarnito. Grandi assenti il presidente della Repubblica, in missione in Portogallo, il presidente del consiglio Gentiloni e il presidente del Senato Grasso, annunciato e ritiratosi all'ultimo. Ma Milano sembra non farci caso e tira dritto. A testa alta.

I padroni di casa, il sovrintendente del teatro, Alexander Pereira e il sindaco, nonché presidente della cda Beppe Sala minimizzano. «Noi facciamo l'opera per gli amanti dell'opera» replica secco Pereira. Uno schiaffo delle istituzioni a Milano e al suo teatro? «Il presidente del Senato mi sembra che abbia fondato un partito e ha deciso di non venire più. Mi dispiace ma ci sono grandi rappresentanti ufficiali di questo paese». La politica entra sempre a gamba tesa alla Prima: «anche l'anno scorso - ricorda malizioso il sovrintendente - il governo era cambiato e il premier non era venuto. Quest'anno ho l'impressione che ci sia nervosismo per le elezioni. A me non interessa questo argomento: noi facciamo l'opera e tutto il resto passa in secondo o terzo piano».

Nemmeno il sindaco sembra fare caso alla defezioni annunciate e dell'ultimo momento: «Questo momento dal punto di vista politico è molto delicato. Ho sentito tutti, si sono scusati ma va bene così. La Prima è una festa milanese» conclude Beppe Sala, accompagnato per la prima volta dalla compagna Chiara Bazoli. Dello stesso tenore la risposta del governatore della Lombardia Roberto Maroni: «Roma ci snobba? Ci siamo noi. Va bene così. Viva Milano». Per l'assessore alla Cultura, il musicista Filippo Del Corno «alla prima della Scala ci deve essere il ministro della Cultura».

«Il 7 dicembre ci sono tutti i riflettori del mondo puntati su Milano, l'Italia e le sue eccellenze. Bisogna esserne molto orgogliosi» commenta il titolare ai beni culturali Dario Franceschini. Con lui il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi, entrata di soppiatto dal retro del teatro. Ricco il parterre di rappresentanti del mondo della finanza e dell'economia: Victor Massiah, consigliere delegato di Ubi, e Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa, il presidente di Consob, Giuseppe Vegas, e di Cassa depositi e prestiti, Claudio Costamagna.

Presenti anche il presidente di Telecom Arnold de Puyfontaine, Emma Marcegaglia, presidente di Eni, Antonio Patuelli presidente Abi, Francesco Starace ad di Enel, Fedele Confalonieri presidente di Mediaset.

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