
Si dice «contributo di solidarietà per i redditi superiori agli 80mila euro», si legge patrimoniale mascherata. E pure al soldato Sala tocca bocciare la proposta avanzata dal Pd per aiutare chi è in difficoltà e già stroncata da centrodestra, renziani e 5 Stelle. «Non ho la tessera del Pd ma è un partito in cui mi riconosco - premette il sindaco nel videomessaggio giornaliero ai cittadini su Facebook prima di prendere le distanze dalla follia della patrimoniale -. Ora ha proposto una tassa destinata a chi ha redditi più alti e non penso che sia una buona idea, chiedo di rifletterci. Sono convinto che le tasse debbano funzionare con un principio di equità sociale, chi ha di più deve dare di più, ma questo è il momento di non creare differenze, di non dividerci. Piuttosto facciamo un appello alla generosità degli italiani che in questa fase stanno mostrando di compiere grandi gesti molto generosi». Al presidente di Forza Italia nel consiglio di Municipio 4, Oscar Strano, tocca riconoscere che per una volta il sindaco di centrosinistra ne dice una giusta: «Anche Sala riconosce che i Democratici stanno fuori dalla realtà». Si infuriano invece i compagni. Il direttivo di Rifondazione Comunista lo contesta con i vecchi slogan: «Chi ha grandi patrimoni deve fare la propria parte, alla carità magari detassata preferiamo la giustizia sociale». Ma a provare che la linea è corretta basti dire che contro il sindaco si scaglia pure MilanoinMovimento, che rappresenta l'area antagonista e tuona: «Da quando è scoppiata l'emergenza Covid19 ci ha abituato a queste uscite infelici».
Nel videomessaggio Sala riferisce di aver chiamato ieri il papà di Silvia Romano, la cooperante milanese rapita in Kenya il 20 novembre 2018 «per dirgli che il momento difficile non ci sta facendo dimenticare Silvia». E ha telefonato a Vittorio Colao, l'ex amministratore delegato di Vodafone chiamato dal governo a guidare la task force per la ricostruzione post emergenza. «É un grande manager e per me anche un amico - sottolinea il sindaco -. Ha un ruolo delicato a capo del comitato per la fase 2, io mi sono permesso di dirgli che è bene e anche logico che la task force stia a Roma ma qualsiasi cosa penserà e ideerà dovrà trovare applicazione nei territori, quindi se vedrà qualcosa per cui Milano possa essere un'area test per la ripartenza, noi siamo qui».
E a proposito della «fase 2», la graduale uscita dal lockdown, torna a insistere su «una questione fondamentale», fissare i prossimi passaggi per il rientro al lavoro. «Se è vero che i giovani sono i meno colpiti, prima i giovani, e poi chi ha una patente di immunità perchè ha fatto un test deve essere messo in condizione di rientrare al lavoro. Ma a monte - tona a ribadire Sala -, deve poter fare il test.
Basta confondere la forma con la sostanza, lo dico perchè ancora non vengono autorizzati questi test ma noi sappiamo che poi gli ospedali li fanno, quindi andiamo avanti». Anche due giorni fa ha sollecitato il governo ad autorizzate test di immunità a tappeto, «anche se non sono certi al 100%». E il pressing questa volta è indirizzato sia al Pd che al Movimento 5 Stelle.