Sala evita l'interrogatorio ma deposita una memoria

A un certo punto dell'inchiesta Expo, il sindaco Beppe Sala e il suo avvocato Salvatore Scuto si sono convinti che la Procura generale di Milano ha già deciso la sorte da riservare al primo cittadino: portarlo a processo per falso in atto pubblico e turbativa d'asta. Dopo avere letto le carte dell'indagine, depositate il 5 luglio, il sindaco ha avuto la sensazione che, qualunque spiegazione avesse potuto fornire in un interrogatorio, il procuratore generale Felice Isnardi avrebbe proseguito per la sua strada.

A questo punto è stata presa la decisione che ieri viene resa nota: il sindaco non andrà a farsi interrogare da Isnardi, come sarebbe suo diritto. Si limiterà a depositare martedì prossimo, ultimo giorno utile dei venti concessi dal codice, una memoria difensiva in cui racconterà la sua verità su entrambi gli episodi posti dalla Procura generale alla base della sua incriminazione: ovvero la retrodatazione di un verbale di Expo relativo all'appalto per la cosiddetta «piastra», e lo scorporo dalla stessa gara - senza modificare il capitolato - della fornitura di alberi e verde per il sito dell'esposizione universale. Una memoria finalizzata non a convincere Isnardi ma a restare nel fascicolo in vista dei passaggi successivi.

Passaggi che, a meno di una brusca accelerazione, dovrebbero avvenire tutti dopo la pausa estiva: richiesta di rinvio a giudizio per tutti gli indagati, e udienza preliminare fissata verosimilmente tra ottobre e novembre.

Sarà quella la prima chance per il sindaco per evitare di finire sotto processo, chiedendo al gip di chiudere la vicenda con una sentenza di «non luogo a procedere». Se invece verrà accolta la linea della Procura, il processo a Sala e ai suoi coimputati potrebbe verosimilmente essere fissato - visti gli attuali carichi di lavoro del Tribunale - per l'inizio del prossimo anno.

LF

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