Sala spara a zero su Salvini Maroni si offre come «coach»

Il sindaco: «Minacce a Mattarella, tira una brutta aria» E il leghista: «Matteo all'Interno? Gli darò consigli»

Sala spara a zero su Salvini Maroni si offre come «coach»

Il sindaco premette non vuole «essere negativo», nè «dare giudizi aprioristici senza aver visto cosa sanno fare», ma subito dopo spara a zero contro Matteo Salvini e Luigi Di Maio che si avviano a governare il Paese e sui «diktat» a Sergio Mattarella sui nomi dei ministri. «Arriviamo al paradosso che essere rivoluzionari significa rispettare le regole e mettere davanti il curriculum e l'esperienza, in questo momento - afferma - vedo persino minacce e pressioni indebite al presidente della Repubblica, da parte di persone che hanno avuto tanto consenso, e vedo un pericolo». Parte duro anche l'ex governatore leghista Roberto Maroni, consigliando «ai giovani leader di ascoltare e rispettare le regole, i ministri giurano nelle mani del presidente, il capo del governo può proporli e non nominarli e quindi chi c'è dall'altra parte pò e deve dire la sua e ha il potere di interdizione sui decreti legge» ma poi ribadisce la fiducia al futuro governo giallo-verde, siamo di fronte a una situazione diversa che non conosciamo ma non sono preoccupato. E non c'è ancora stato il fischio d'inizio, siamo ancora negli spogliatoi. Io non temo questa novità». Il confronto tra Beppe Sala e il «barbaro moderato» Maroni va in onda durante la presentazione del libro d«Abbasso i tolleranti» del direttore de Il Foglio Claudio Cerasa.

Il sindaco difende le èlite al governo. «In Comune non si può assumere un funzionario art.90 se non è laureato mentre puoi fare il leader del Paese a prescindere da tutto. Prima sceglievamo al governo quello che credevamo più intelligente perchè era il più capace, oggi con i social tutti credono di partecipare e scelgono il più simile a sè, anche se non ha tutta questa esperienza». Bobo Maroni ribatte che «la sfida vera chi ha di fronte chi governa è capire che il lavoro non viene distrutto ma cambia, le elitè non sono abituate a questo cambiamento mentre i millenial sì, e Di Maio rappresenta queel mondo lo conosce bene, magari un pò meno bene il lavoro. Non ero d'accordo sul patto Lega-M5S ma non farò il tifo perchè faccia un disastro, se Salvini andrà a fare il ministro degli Interni gli darò qualche consiglio e spero che abbia successo». E per smontare la difesa dell'esperienza ricorda che nel '94 diventò «vicepremier e ministro degli Interni con un anno di esperienza da assessore a Varese. Per me bastava, la Dc e tanti altri gridarono al pericolo, Mancino si dimise per non passarmi le consegne tant'è che Carlo Azeglio Ciampi figura per dieci giorni come ex ministro del Viminale». L'esperienza «conta fino a un certo punto, servono equilibro, buonsenso e la concretezza milanese che almeno i futuri ministri della Lega, che conosco, hanno queste caratteristiche». Si torna a parlare di «partito della nazione» che raccolga i moderati di centrodestra, Pd e Lega.

Maroni non commenta, Sala premette che l'ipotesi «nasceva da un'idea di accordi politici un pò nascosti. Non dico che non ci potrà essere qualche forma di convergenza tra persone che hanno delle visioni in comune su principi fondamentali, per me bisogna far convivere crescita, sviluppo e solidarietà».

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