«Chiederò un incontro a Rotelli». La promessa dell'assessore lombardo alla Sanità Luciano Bresciani ha l'effetto di una camomilla tiepida sugli animi dei sindacalisti del San Raffaele, in presidio davanti alla sede regionale. Il Pirellone scende in campo e cerca di porre rimedio all'irrimediabile. Cioè a un buco di 65 milioni di euro relativo al 2011 e di 29 milioni da gennaio. Ma non certo mettendoceli di tasca propria, quello no. L'intenzione è quella di mediare e vedere se si può trovare una soluzione che vada bene a tutti e che salvi i posti di lavoro dei medici (450 quelli a rischio).
«Va difesa la funzione sociale e d'impresa» è la priorità di Bresciani, che chiamerà il nuovo patron del San Raffaele Giuseppe Rotelli lunedì stesso per fissare un primo appuntamento a tu per tu. Ovviamente è nell'interesse del Pirellone che l'ospedale non perda professionisti e qualità nelle cure: resta pur sempre l'istituto a cui viene da sempre dato il finanziamento più alto rispetto a tutte le altre strutture sanitarie, pubbliche o private che siano. Se dovesse saltare l'accreditamento, sarebbe un danno per tutti.
Sul caso San Raffaele interviene anche la prefettura, che chiama a raccolta sindacati e azienda per giovedì prossimo. Se la trattativa dovesse fallire, i rappresentanti Rsu non escludono lo sciopero.
Dal canto suo, l'amministrazione dell'istituto di via Olgettina ribadisce che non intende licenziare nessuno ma che si potrebbe pensare piuttosto a un taglio degli stipendi (3.200 euro in meno all'anno) per tutti i dipendenti. Il cda ipotizza anche di far saltare i premi in busta paga e propone ai sindacati di convertire i contratti, da pubblici a privati. Un piano duro da digerire ma che permetterebbe di riappianare il debito. I sindacati, che temono di fare la stessa fine della Fiat e che vedono in Rotelli una sorta Marchionne-bis, si ribellano e chiedono ulteriori garanzie. Per questo, con il presidio di ieri, hanno cercato risposte dalla Regione.
«Quello che sta accadendo al San Raffaele - spiega Angelo Mulè, coordinatore della Rsu - deve essere un problema della città di Milano e della Regione Lombardia, in parte responsabile perché le politiche di questi anni hanno favorito in qualche modo la situazione in cui si trova ora l'ospedale». «Non possiamo accettare ricatti - aggiungono i rappresentanti sindacali - perché qui non si sta discutendo solo di salario, ma di mantenere in piedi l'ospedale stesso».
Bresciani si è detto disponibile a farsi ambasciatore del valore sociale dell'impresa. Pur trattandosi di una Fondazione privata, ammette: «È fondamentale anche un impegno dell'istituzione pubblica per mantenere i livelli e la qualità dell'assistenza ai cittadini».
«Meglio tardi che mai» commenta la vice presidente del Consiglio regionale Sara Valmaggi (Pd), che chiede un intervento dell'assessore dall'inizio di settembre. «Ora è improrogabile l'audizione in commissione Sanità. La Regione Lombardia non può continuare a ignorare la grave crisi del San Raffaele». Ma se pubblicamente il Pirellone finora non ha preso posizioni forte, il lavoro dietro le quinte c'è stato, eccome.
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