C'è chi dice «meno male», chi «lo sapevo» e chi ne è rimasto scottato. Il progetto Santa Giulia è una delle ferite aperte di Milano e la recente sentenza del giudice per le udienze preliminari Roberta Nunnari è stato solo l'ultimo capitolo dell'intricata vicenda. Ed è stato quello che ha tolto un peso dal cuore sia al Comitato di quartiere che ai commercianti: la zona, in sintesi è questo il messaggio, non è un concentrato di rifiuti e sostanze pericolose. E le reazioni sono state tra le più diverse.
Carlo Masseroli, assessore della giunta Moratti in prima linea quando scoppiò lo scandalo e arrivarono i primi allarmi, ormai non vuole più proferire parola. Neanche quando si tratta di buone notizie.
C'è invece chi è molto tranquillo dopo la sentenza, ma non del tutto. In alcuni commercianti della zona permane ancora la diffidenza dopo lo choc del ciclone mediatico giudiziario nel mezzo del quale si è ritrovato il progetto edilizio e i suoi autori. Ma, in sintesi, tutti esclamano: «Meno male!». Proprio come Antonio Addabo, titolare di un altro bar della zona. O Giovanna, titolare del bar Carpe Diem: «Io abito a Santa Giulia e ci lavoro anche: quando si sono fermati i lavori eravamo molto preoccupati, ma adesso sembra che tutto stia marciando bene, dico sembra anche se siamo più ottimisti».
E anche chi si era schierato contro costruttori e soci, o almeno ci aveva provato, ora ha un motivo in più per rilassarsi. Persone come Stefano Bianco, presidente del comitato di quartiere, che aveva provato senza esito a costituirsi parte civile nel processo. «Effettivamente avevamo questo sospetto e la speranza che i giudici confermassero quanto ci era già stato detto da chi ci fornisce l'acqua, cioè che non era inquinata - afferma - e devo dire che il sensazionalismo del primo momento non ha favorito il quartiere, presentato sulla stampa come zeppo di veleni». E proprio con i giornalisti torna a prendersela Bianco per difendere la sua zona: «In alcuni casi le testate giornalistiche hanno presentato come notizie certe quelle che erano legittime ipotesi di inquinamento di chi ha indagato». Un sospiro di sollievo, dunque, sia per la questione dell'inquinamento in sé che per il buon nome di Santa Giulia, accostato più volte a inchieste di grande richiamo. Bianco spiega come i rilievi dell'Arpa effettuati all'inizio della vicenda Santa Giulia avessero prodotto risultati meno gravi di quanto apparisse: «Un conto sono gli sforamenti di alcuni parametri nelle falde di superficie, ma per parlare di un inquinamento della falda da cui attingiamo l'acqua per scopi alimentari ce ne passa». Non è comunque il momento di gioire: «Sicuramente dai giudici è arrivata una buona notizia, ma per commentarla nei dettagli aspettiamo che sia resa disponibile».
L'assoluzione per il reato più grave non è comunque la fine del procedimento a carico di Zunino e degli altri imputati. Restano in piedi altre accuse in relazione a diversi violazioni ambientali, meno gravi però di quella principale, quella di aver avvelenato un intero quartiere
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