Cronaca locale

SBRIGATIVI Le querele accorpate e trattate a gruppi nelle «definizioni di massa»

Ci sono i plausi e le promesse tipici dei momenti in cui si tirano le somme di quanto si è fatto. E poi ci sono, nascosti nelle tabelle riassuntive, i nodi mai sciolti. Così durante la presentazione del quinto bilancio di responsabilità sociale per l'anno 2014-2015, il Procuratore capo Edmondo Bruti Liberati ha sottolineato la «rapidità delle indagini» pur nella «drammatica carenza di personale amministrativo» che «senza provvedimenti urgenti rischia di paralizzare la Procura». Il guardasigilli Andrea Orlando gli ha risposto annunciando, nei prossimi 12 mesi, il «ricollocamento di 4mila nuove unità» nei vari uffici giudiziari italiani. Ma al di là della distribuzione di soldi e personale, come si stabilisce se siamo o meno di fronte a una «Procura dei risultati» (per citare ancora le parole pronunciate ieri dal ministro Orlando)?

Guardando i numeri inseriti nel bilancio annuale si scopre che c'è un mondo di reati poco perseguiti. Di quelli comunemente considerati minori. Che però sulla qualità della vita dei cittadini incidono. È il mondo dei furti in abitazione, scippi e ricettazioni: in quest'anno giudiziario sono stati aperti oltre 15mila procedimenti per reati di questo tipo, mentre quasi 21mila sono quelli giunti a definizione. Attenzione, però: «definizione» non vuol dire quasi mai condanna del colpevole. Molto più spesso si archivia e basta, anche perché in due terzi dei casi si procede contro ignoti, e gli ignoti finiscono per restare tali. Viene fuori guardando al dato generale sull'«attività definitoria del gip/gup»: su un totale di 51.649 sentenze emesse, 39.131 sono decreti di archiviazione. Quasi due su tre. Nei casi di giudizio abbreviato le sentenze di assoluzione sono quasi la metà di quelle di condanna, 473. Insomma, non s'indaga e quindi non ci sono prove. Nel bilancio distribuito ieri a stampa, avvocati e magistrati si legge che «la massa delle migliaia di fascicoli processuali riguardanti i reati di furto e ricettazione (a carico sia di noti che ignoti) è gestita da un gruppo specializzato, il cosiddetto “pool patrimonio“, coordinato dal Procuratore aggiunto, cui è assegnato un magistrato e da un gruppo di appartenenti alla polizia giudiziaria». I poliziotti, si legge subito dopo, sono 16. Cioè: 16 agenti e un magistrato gestiscono «tutti i fascicoli della materia con predisposizione di atti e modalità investigative». Un po' poco per gestire circa 20mila casi all'anno. Infatti, spiega ancora il documento, si è fatto ricorso a «definizioni di massa dei procedimenti in materia», in modo da «non gravare sui magistrati assegnati agli altri gruppi specializzati e non sottrarre risorse da destinare ai reati di maggiore gravità». Data «l'enorme mole delle denuncie di furto, specie a carico di ignoti», si opta per «il ricorso alla iscrizione per “blocchi di comunicazioni di notizia di reato».

Si decide preso e in massa, con buona pace di chi ha subito furti.

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