In scena al Manzoni una commedia «solvibile»

In scena al Manzoni una commedia «solvibile»

C'è la crisi per i pesci grossi, quelli che quasi sempre cadono in piedi, e quella per i pesci piccoli, che spesso e volentieri finiscono stritolati. «Questa è una storia da pesci piccoli», spiega con un sorriso divertito ma anche un po' amaro il regista Giampiero Solari, che poi aggiunge: «Ecco, se al Piccolo è andata in scena la ronconiana Lehman Trilogy, diciamo che la storia dei nostri protagonisti potrebbe svolgersi in uno sgabuzzino di quella grande banca». Insomma, una questione di dimensioni, e certe volte le dimensioni fanno tutto: ti trasformano una tragedia in commedia. Tale è infatti «Il Prestito», piéce del catalano Jordi Galceran da questa sera al 26 aprile in cartellone al Teatro Manzoni (ore 20.45, domenica ore 15.30, ingresso 32-21 euro, info 02.76.36.901) con una coppia di protagonisti veterani come Antonio Catania e Gianluca Ramazzotti. «Galceran è uno dei pochi autori – spiega Ramazzotti, che è anche produttore dello spettacolo - che nella Spagna della crisi economica vive esclusivamente di scrittura teatrale. Numerosi suoi testi sono in scena nel suo paese: questo al momento sta riscuotendo contemporaneamente grosso successo a Madrid e Barcellona. Un allestimento è appena partito in America Latina e presto a Parigi se ne vedrà un altro». Scrivere (bene) di cose che possono comunicare verità al pubblico: è questo il talento di Galceran, che non a caso è anche l'autore de «Il metodo Gronholm», storia di selezione del personale e che, proprio come «Il Prestito», ha sempre a che fare con le speranze individuali legate al lavoro, e a una vita da vivere con dignità. La storia è quella di una sfida all'ultima battuta in uno spazio ristretto, un ufficio di una filiale bancaria imprecisata dove un cliente (Ramazzotti) si presenta dal direttore (Catania) per chiedere un prestito, per una somma nemmeno considerevole. Il cliente, però, è di quelli dalla solvibilità a rischio e il direttore, tipo tignoso e ligio alle regole - qualcosa di molto simile, ma in minuscolo, all'implacabile commissario Javert ne «I Miserabili» - è deciso a non concedere questo prestito. Sembra non esserci via d'uscita finché al piccolo, apparentemente indifeso cliente, riesce una mossa a sorpresa. «Qualcosa che naturalmente manteniamo segreta – spiega Ramazzotti – e che è il motore di una situazione paradossale». In una scenografia, a firma di Alessandro Chiti, che fa rivivere con assoluto realismo una filiale di banca mostrata al pubblico dai più diversi punti di vista («come se una macchina da presa vi girasse intorno», spiega il regista Solari) in due uomini si sfidano armati di dialettica, arroganza e disperazione. «Siamo due attori e un telefono in mezzo a noi. – spiega Antonio Catania – La cosa curiosa è che il pubblico comincia provando solidarietà per il cliente in cerca del prestito, e poi si ritrova a provarla per il direttore.

Un uomo che in fondo è una persona per bene, forse troppo zelante e puntiglioso, ma sinceramente legato alla famiglia: in essa trova forza e anche un po' di arroganza, ma quando teme di perderla va in crisi». Perché deve succedere questo? Fa parte del colpo di scena.

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