Scola: «Coraggio come nelle guerre»

«No alla paura. I martiri sono gli anti uomo-bomba»

Sabrina CottoneSono importanti le parole, soprattutto in un momento in cui la paura confonde le idee e impasta la lingua. «Il martire è l'anti uomo- bomba, perché l'uomo bomba è l'anti martire» dice il cardinale Angelo Scola. Parla degli attentati che insanguinano l'Europa: «Speriamo di non guardare dall'altra parte di fronte agli orrori tragici di Parigi e di Bruxelles». Fa luce sull'abisso che separa i terroristi che si fanno esplodere per uccidere e i martiri che si fanno uccidere. «Il martire non cerca di buttar via la sua vita ma, quando arriva il momento, piuttosto che affermare il male, la dona, come ha fatto Gesù» dice l'arcivescovo nel Giovedì santo. «Serve un impegno molto serio per la sicurezza ma anche capacità di infondere sicurezza in famiglia e ai propri vicini» invita il cardinale. «La paura è sempre cattiva consigliera» aveva già detto. Ripete ai sacerdoti ambrosiani: «Non si costruisce sulla paura, con la paura si distrugge soltanto».Eppure è difficile non tremare quando la minaccia è ovunque, in metropolitana e nei luoghi della vita di ogni giorno. Come dire non abbiate paura? «I cristiani devono mostrare di avere più fiducia in Dio, che è venuto in mezzo a noi a dare la sua vita da innocente per noi, di quanto la comprensibile umana paura non possa pesare. Mi viene in mente la frase degli Ebrei smarriti nel deserto che a un certo punto si domandano: ma Dio è in mezzo a noi oppure no?». Domanda di grande attualità ancora oggi: ma Dio è in mezzo a noi oppure no? «Se crediamo che Dio è in mezzo a noi, possiamo essere costruttori di fiducia anche in un tempo che certamente presenta per noi Europei un lato tragico che non conoscevamo da lunga pezza». Gli attentati di questi giorni, «terribili e barbari», «sono la dolorosa appendice in Europa di realtà ancora più tragiche che accadono in Medio Oriente». Anche se la parola può sembrare brutta, «sono un elemento marginale rispetto a quel che subiscono le popolazioni del Medio oriente e dell'Africa». Cita il rapporto dei Cavalieri di Colombo: 1500 persone prese e ammazzate nel corso di un anno in Iraq. E poi Siria e Nigeria, «dove la domenica un cristiano per andare a Messa deve mettere in conto di non tornare a casa» e più di mille chiese sono state devastate. L'Europa vive un clima che Scola paragona a quello delle guerre mondiali. L'appello è a non avere paura.

Al contrario: «Certamente questi fatti vanno vissuti anche con grande coraggio, col coraggio che abbiamo avuto in decenni passati e penso al tempo delle due grandi guerre. Così, pur condannando radicalmente ed essendo addolorati profondamente per le vittime e per i familiari, dobbiamo reagire facendoci costruttori di pace».

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