«Grazie a tutti» scriveva il cardinale Angelo Scola in un tweet a mezzogiorno, invitando alla Messa del suo congedo da arcivescovo, ieri sera in Duomo, 8 settembre, Natività della Vergine Maria. Un invito accolto da molti, e non solo sui social. Sono rimasti fuori in mille davanti ai maxischermi in piazza prima di riuscire ad entrare e riempire il Duomo: 6.500 persone tra sacerdoti e popolo.
Un po' fuori dal suo temperamento, Scola ha regalato un ricordo intimo: «I miei genitori conservavano una piccola teca con la tradizionale immagine di Maria in fasce. Spesso mi sorprendevo a guardare quel volto bianco di cera e mi incuriosiva il rivestimento che la copriva dal collo ai piedi».
La Madonna che sembra una bambola è l'immagine di saluto dell'intellettuale che è stato per sei anni arcivescovo di Milano e che nel trasloco alla canonica di Imberido, non lontano da Lecco, ha portato via una biblioteca con migliaia di libri. Ma ieri in Duomo raccontava come salendo da Oggiono alla sua nuova casa di Imberido, quando inizia l'estate, c'è un giardino pieno di ortensie di ogni colore ed «è impossibile evitare ogni volte un Oh di meraviglia».
Il 25 settembre 2011, durante la Messa di inizio del suo episcopato, la sua prima richiesta era stata: «Ho bisogno di voi». Ora il tono è altro: «Mi scuso con tutti voi per mancanze ed errori commessi, vi abbraccio tutti».
Parla di quel che lascia. «La Chiesa milanese, al di là di tutte le rilevazioni statisti è ancora, nelle sue radici, una Chiesa di popolo». E anche se «non è più un albero rigoglioso di foglie e frutti, le sue radici sono ben vive e l'albero può tornare florido». È per questo che a Milano «qualunque uomo e qualunque donna, in ogni momento e condizione, può trovare la sua casa definitiva». Una specie di mea culpa: «Avevo detto che Milano non ha anima, ma evidentemente mi sbagliavo»
Un grazie speciale. «Ho avuto la fortuna di vivere il mio ministero in un momento in cui, al di là delle contraddizioni, dei conflitti e dei problemi, ho potuto vedere non pochi elementi di risveglio». Soprattutto «la Milano che mantiene la sua grande capacità di accoglienza, al di là di comprensibili sacche di paura si apre sempre più a chi è vittima delle diverse forme di esclusione». E però, aggiunge Scola, «questo non basta». Perché «non sempre sappiamo vedere l'enorme potenziale di speranza e di costruzione di vita buona, cioè bella vera e giusta... e non lo facciamo scoprire ai giovani». Un discorso rivolto a tutti ma soprattutto ai politici presenti: il sindaco, Giuseppe Sala, il presidente del consiglio regionale, Raffaele Cattaneo, l'assessore regionale Valentina Aprea, il prefetto, Luciana Lamorgese, rappresentanti delle autorità militari.
Ma prima e in fondo a ogni ragionamento stasera c'è la mozione degli affetti: «Carissimi» «mio popolo», «amiamo nel profondo Milano e la sua Chiesa».
Stamattina alle 9
la piccola cerimonia con cui monsignor Mario Delpini prenderà possesso della Diocesi e sarà a tutti gli effetti arcivescovo di Milano. E alle 10,30 in sant'Ambrogio celebrerà la professione religiosa di due giovani suore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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