All'arrivo del cardinale Angelo Scola i grillini lasciano l'aula con una fascia bianca sul polso. È l'inizio della tumultuosa mattinata in consiglio regionale. Alla fine del discorso dell'arcivescovo di Milano, però, è il gruppo della Lega a contestare l'intervento di Scola, reo di aver criticato le «resistenze» all'immigrazione. «Dobbiamo in ogni caso vivere insieme. E questo bene sociale va trasformato in una scelta politica» dice l'arcivescovo, che ha sottolineato «la realtà, destinata a crescere, dell'immigrazione nelle nostre terre». E parlato di un «paradosso» lombardo.
Un discorso a sorpresa: nessuno in precedenza aveva avuto il testo. E come spesso fa, il cardinale Scola ha anche integrato l'intervento parlando a braccio, con frasi aggiunte all'ultimo momento. Un discorso che ha spaziato su molti temi, dalle «famiglie in stato di povertà» al «travaglio di civiltà», dalle «fragilità del mondo contemporaneo» alla frammentazione dell'io e alla «logica politica del potere per il potere». Ma ha colpito l'aula soprattutto il passaggio sull'immigrazione, così strettamente d'attualità, con la proposta della Lega di portare a quindici gli anni di residenza necessari per le prestazioni economiche della Regione. A commentare le parole dell'arcivescovo arriva a tempo record un comunicato del capogruppo lumbard, Massimiliano Romeo, il cui senso - a scanso di equivoci - è sottolineato nei corridoi ai giornalisti: «Aiutare i popoli a casa loro».
Il presidente Maroni non commenta. Anche perché il discorso del cardinale, se è suonato come un invito a evitare interventi contro gli stranieri come quelli di alcuni esponenti più estremisti della Lega, ha anche sottolineato il rischio opposto, cioè difendere le situazioni di illegalità che diventano di ostacolo a una vera integrazione. «Affrontare equilibrate politiche di immigrazione nel rispetto della legalità» l'invito di Scola. E Maroni ha parlato di grande «sintonia» con il «nuovo umanesimo» del cardinale. E aggiunto: «Non vogliamo lasciare indietro nessuno: questo, credo, fa la vera differenza in una società moderna».
Molto accese le polemiche dei 5 Stelle: i nove consiglieri grillini hanno lasciato l'aula e hanno seguito l'intervento di Scola a distanza, davanti a un monitor. «Laicità non è costruire spazi neutri, una notte in cui tutte le vacche sono nere e non si vede più nulla, ma ambiti in cui tutti si raccontino e si lascino raccontare» ha detto l'arcivescovo al Pirellone, seduto tra il presidente della Regione, Roberto Maroni, e il presidente del consiglio regionale, Raffaele Cattaneo. Scola ha anche ricordato di aver parlato in consigli comunali guidati dal Pci, quando era vescovo di Grosseto, e poi a Venezia, con il sindaco Massimo Cacciari ma anche in consiglio provinciale, guidato da davide Zoggia (Ulivo) e in consiglio regionale, ospite del governatore del Pdl, Giancarlo Galan.
«Laicità non è laicismo» sottolinea nel suo intervento Cattaneo.
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