È arrivata un po' a freddo, a un mese e mezzo dagli scontri, ma la mazzata della magistratura ha colpito inesorabile gli antagonisti sgomberati a forza dalla Statale. Ieri infatti la Digos ha eseguito una decina di perquisizioni, sequestrato armi improprie, arrestato sette persone e denunciate altre 25. Quasi nessuno iscritto all'Università. Ora gli avvocati difensori strillano indignati: «I ragazzi sono vittime della brutale aggressione della polizia» scordandosi che la carica era avvenuta perché i loro assistiti avevano prima invaso i locali dell'ateneo e poi bersagliato le forze dell'ordine con sassi e bottiglie. La risposta del movimento si è limitata, per il momento, a presidi e assemblee.
I tafferugli scoppiarono nel pomeriggio del 6 maggio all'interno del cortile di rappresentanza dell'Università, splendido edificio rinascimentale un tempo sede dell'ospedale maggiore, come fase finale di un braccio di ferro durato oltre un anno. Ad aprile del 2012 infatti un gruppo giovani occupò l'ex Cuem, libreria universitaria fallita da tempo, subito trasformata centro sociale, con mensa, dormitorio e «sala delle (rumorose) feste». Il nuovo rettore Gianluca Vago intavolò una trattativa, pronto a concedere gli spazi, purché concordassero modi e regole. Ricevendo un seco rifiuto. Il 4 maggio approfittò della loro assenza, fece murare gli ingressi ma due giorni dopo, come risposta, si ritrovò con le aule del cortile occupate. Stanco di subire soprusi, chiamo la questura, gli agenti vennero accolti a colpiti di pietra da circa 150 ragazzi e partì la carica. Al termine dei tafferugli una decina di contusi tra ragazzi, poliziotti e carabinieri.
I filmati consentirono all Digos di identificare 32 persone, le immagini finirono all'autorità giudiziaria che nei giorni scorsi ha emesso una serie di provvedimenti. Ieri è scattato l'operazione della polizia con una decina di perquisizioni che hanno portato al sequestro degli abiti indossati durante gli incidenti ma soprattutto di due mazze, un manganello telescopico, un coltello a serramanico, spray urticante e una scure. Venticinque persone sono state denunciate a piede libero mentre sette ragazzi, tra 23 e 32 anni, sono state arrestate e messe ai domiciliari. Tra loro solo due iscritti all'Università, compreso una ragazza.
Gli arrestati fanno quasi tutti parte dell'area anarco-insurezionalista, che dopo varie occupazioni, e altrettanti sgomberi, ora sono insediati in uno stabile di via Cola di Rienzo, dove tra l'altro sono stati eseguiti alcuni provvedimenti. Altri ragazzi sono stati invece prelevati dalla palazzina occupata di via Ravenna ma soprattutto dagli appartamenti Aler del quadrilatero Borsi, Gola, Pichi. Non avendo dunque una «fissa dimora», i domiciliari sono stati disposti nelle case dei famigliari e per un paio di loro questo ha significato il rapido rientro nelle città di origine, Teramo e Lecce.
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