Cronaca locale

Se il Comune "tartassa" benzinai e negozianti in crisi

L'aula discute divieti (e costi) del nuovo "Piano Aria". Confcommercio: "Dibattito surreale". Fi: "Rinviare"

Se il Comune "tartassa" benzinai e negozianti in crisi

Imprese afflitte da un altro lockdown e da una crisi che costringerà tanti a chiudere. L'anno orribile non finirà il 31 dicembre. Il sindaco Beppe Sala giorni fa ha ammesso che anche una volta superata la pandemia Milano non tornerà (almeno subito) quella di prima, dovrà fare i conti per qualche anno con un milione in meno di city users tra turisti e dipendenti in smart working. Chiedere sacrifici ai commercianti nel prossimo biennio - come minimo - è un nonsense. Eppure è partita nei giorni scorsi e prosegue oggi in consiglio comunale la discussione sul nuovo «Regolamento sulla qualità dell'aria», e se c'è già l'intesa a far slittare da inizio 2021 al 2022 alcuni divieti, non è sufficiente. Lo ribadirà all'aula riunita in videoconferenza il centrodestra e lo sostiene Confcommercio Milano, «è una follia - dichiara il segretario generale Marco Barbieri - discutere ora di sacrifici e ulteriori divieti al commercio, il Comune vuole imporre nuovi vincoli ma molte imprese tra 6 mesi non ci saranno più». Tradotto: vanno aiutate a sopravvivere, non tartassate.

Qualche esempio? Il Piano Aria impone dal primo gennaio 2022 il divieto di usare generatori di corrente con motore a combustione interna agli operatori dei mercati che non vendono alimentari e generatori a gasolio o benzina due tempi per gli operatori che conservano o cuociono alimenti. Obbliga a installare lame d'aria in tutti gli esercizi commerciali dal primo gennaio 2022 e ad adeguare quelle già esistenti dal primo giugno 2022. Per quanto riguarda le aree di cantiere, già dal prossimo ottobre scatteranno progressivamente gli obblighi di «rottamare» vecchie gru e betoniere. Una volta approvato il regolamento, i nuovi benzinai dovranno installare colonnine di ricarica elettrica. I punti vendita già esistenti dovranno presentare un progetto di adeguamento delle aree entro gennaio 2022 e poi di installare le colonnine entro 12 mesi. In caso di accessi e spazi insufficienti «il titolare è tenuto a individuare e realizzare un'area pubblica o privata» per il fornire servizio. Previste limitazioni anche ai forni a legna delle pizzerie.

«Che tempismo - ironizza il capogruppo Fi Fabrizio De Pasquale -, mentre il commercio è in crisi il Comune pensa già a nuova burocrazia e nuove spese da imporre a negozi, pizzerie, ambulanti, imprese e benzinai. Forza Italia chiede di spostare almeno di 3 anni l'entrata in vigore di tutti gli adempimenti. Aiutiamo il commercio e le imprese, salviamo l'occupazione del settore più colpito dal Covid. Non imponiamo investimenti a chi è fermo da 9 mesi e non ha ancora ricevuto aiuti». Piuttosto, incalza De Pasquale, «obblighiamo gli uffici comunali a rispondere entro 30 giorni a chi vuole rinnovare l'impianto termico, altrimenti bandi ambientali ed ecobonus saranno un flop».

«Surreale - ribadisce anche Barbieri - discutere di ulteriori divieti alle pizzerie o per i funghi nei dehors. E sulle lame d'aria, chiedere ai negozi del centro che hanno già il sistema di adeguarle si traduce in una spesa minima di 1.700-2mila euro, ma i negozietti in periferia ne sono sprovviste, dovrebbero installarle ex novo». Peraltro «uno dei sistemi più efficaci per ridurre il contagio è la circolazione dell'aria negli ambienti chiusi, occhio a non imporre misure controproducenti dal punto di vista sanitario». Ma avverte: «Più che pensare alle porte chiuse dei negozi e chiedere altri sacrifici bisogna concentrarsi sui negozi che rischiano di chiudere per sempre e sulla perdita di migliaia di posti di lavoro.

Si sospenda ogni altra misura fino a quando le imprese sopravvissute non saranno rientrate nel pieno delle loro funzioni».

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