Incontro tra la giunta e i sindacati sul caso Sea handling, che coinvolge 739 lavoratori definiti in esubero (pur tra continue smentite ufficiali). Il luogo è Palazzo Marino. E tra i consiglieri riuniti in commissione si diffonde la sorpresa per un documento mostrato dai sindacati in cui la Sea si impegna a vendere Sea handling mentre assicurano di non saperne nulla i rappresentanti del Comune, ovvero l'assessore al Lavoro, Cristina Tajani, e il direttore generale di Palazzo Marino, Davide Corritore.
«Il Comune è caduto dalle nuvole. Non sai nemmeno di un ricorso con una linea che contraddice la tua? I vertici o non sanno o sono pasticcioni clamarosi» commenta il segretario cittadino del Pdl, Giulio Gallera.
L'amministrazione ha ribadito di voler rimanere ferma sulla richiesta di sospensiva della multa europea e sul ricorso contro la decisione di costringere Sea handling a restituire a Sea 390 milioni considerati come «aiuti di Stato». Ma i sindacati hanno mostrato un documento da cui risulterebbe che la Sea, che ha anch'essa fatto ricorso contro la sentenza, nel medesimo ricorso dice di voler vendere la società. E chiede solo il tempo di metterla in vendita, addirittura a trattativa privata.
«L'amministrazione comunale sembra un'identità diversa rispetto a Sea e al socio privato» si lamenta anche Riccardo De Corato. Il consigliere di Fratelli d'Italia ha chiesto che le tre commissioni vengano riconvocate, alla presenza sia del Presidente della Sea, Giuseppe Bonomi (nella foto), sia del rappresentante di F2i, perché diano chiarimenti sul piano organico di vendita dell'handling. «Dalle dichiarazioni del direttore Generale Corritore e della Tajani è come se Comune, Sea e F2i fossero entità diverse che non dialogano e si parlano tra loro, come se il Comune non avesse il controllo della maggioranza delle azioni di Sea». Da qui la richiesta di avere in aula Bonomi e il socio F2i.
La Prealpina, che anticipava ieri stralci del documento sui 739 esuberi, entra nel dettaglio. «Si è ipotizzato che Newco Handling possa avere una dimensione pari al 70 per cento di Sea handling in termini di attività esercitate.
Insomma, i motivi di allarme per i lavoratori non mancano. E soprattutto le rassicurazioni di Palazzo Marino sono contraddette dai documenti depositati a Bruxelles.
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