La generazione 2.0 si scatta uno dei suoi famosi selfie, ma questa volta non ne esce così bene. Circa 30mila giovani studenti delle scuole superiori e medie lombarde si sono messi a nudo davanti all'ideale obiettivo di uno smartphone e hanno risposto online alle domande più disparate sulle loro abitudini. La fotografia è sicuramente nitida, ma di certo non lusinghiera, non solo per loro ma anche per chi ha la responsabilità di educarli. Lo dimostrano i risultati della ricerca - intitolata «Selfie» non a caso - realizzata dal gruppo di lavoro promosso dal Centro Semi di Melo, formato dalla Fondazione Exodus di don Antonio Mazzi e dalla Casa del Giovane di Pavia.
Il dato che salta all'occhio è quello che riguarda il gioco d'azzardo: l'84% degli studenti chiamati in causa ha ammesso di aver iniziato a giocare prima dei 10 anni attraverso un Gratta e vinci proprio a causa dei genitori che li hanno indotti a grattare. Inoltre, tra gli oltre 24mila che frequentano le scuole superiori, l'89% ha detto di aver avuto esperienze attive in questo campo, con gratta e vinci, slot machine o scommesse. Tra i più piccoli (5.400 intervistati alle medie) la percentuale scende, ma i numeri restano alti: il 43%, quasi uno su due. Il paradosso è che se i ragazzi colgono chiaramente il pericolo, spesso sono gli adulti a non farlo: «Se fino a due anni fa i giovani non collocavano i Gratta e vinci all'interno della categoria dei giochi d'azzardo spiega Simone Feder, cofondatore del movimento No slot e autore del libro basato sulla ricerca ora ne sono consapevoli. Gli adulti, dal canto loro, spesso sottovalutano la cosa».
Il 24% dei ragazzi intervistati ha dichiarato di avere parenti stretti genitori, fratelli, nonni o zii che giocano d'azzardo tutti giorni o quasi e il 15% dichiara di investire per giocare parte della paghetta settimanale. Se l'azzardo è la new entry tra i comportamenti disfunzionali dei più piccoli, l'alcol è l'evergreen. Analizzando questa volta un campione di 10mila studenti di età media 17 anni, Feder ha sottolineato che «il 43% ha dichiarato di aver bevuto fino a ubriacarsi» almeno una volta nella vita. Il 6% lo fa addirittura tutte le settimane. Da questo punto di vista, molto dipende dalla «percezione distorta del pericolo» che hanno i più giovani: alla domanda «Interverresti se vedessi un amico consumare alcolici?» la risposta più gettonata è stata «Sì, ma solo se esagera». Si evince quindi che il consumo di alcolici è ormai sdoganato anche tra i minorenni.
Un altro capitolo è poi dedicato all'uso degli smartphone. Alle superiori il 66% dichiara di utilizzarli anche a scuola e il 46% addirittura durante la notte, percentuale che si mantiene alta anche tra i più piccoli (39%). L'uso dei social network investe la quasi totalità (93%) degli alunni delle superiori e gran parte di quelli delle medie (77%). Ma da questo punto di vista, l'allarme lanciato da Feder riguarda in particolare Ask.Fm che si piazza al terzo posto tra i social più utilizzati, dopo Instagram e Facebook. Si tratta di un social in cui è possibile formulare agli utenti una qualsiasi domanda mantenendo il completo anonimato. Nessuno può sapere da chi il suo profilo viene seguito, ma solo il numero totale degli «amici». «Lì spiega ancora Feder si nasconde il cyberbullismo».
In questo, come in molti altri campi della vita, i ragazzi sentono gli adulti lontani: «Spesso, quando vado nelle scuole, - conclude Feder - sono gli stessi studenti che mi dicono che i grandi, in questa partita, sono ancora negli spogliatoi».
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