UNA SERA A TEATRO

L'attore Gennaro Cannavacciuolo porta in scena un recital sullo chansonnier toscano che ha conquistato la Francia

«Talento, fascino, avvenenza. Ma sono i primi due a renderlo un grande artista. Il talento è una sua dote individuale, lo charme è tutto italiano. Perché la storia di Yves Montand, è questo che voglio trasmettere al pubblico, è la storia di un grande italiano». Gennaro Cannavacciuolo ha parole di vera passione per un personaggio col quale è entrato in connessione spirituale e artistica molti anni addietro.

Oggi, portare in scena il docu-recital «Yves Montand Un Italien a Paris» - da lui scritto e interpretato, in cartellone al Teatro Sala Fontana da domani al 15 novembre (ore 20.30, domenica ore 18, ingresso 18 euro, info 02.69.01.57.33) - è il naturale esito di una sorta di predestinazione. Accompagnato da una band di quattro elementi con Dario Perini al pianoforte, Andrea Tardioli al clarino-sax, Flavia Ostini al contrabbasso e Antonio Donatone alla batteria, l'attore di Pozzuoli affronta brani storici del repertorio di Montand, come Les feuilles mortes , A Paris , Sur le ciel de Paris , C'est si bon , A bicyclette , C'est à l'aube , Je suis venu à pied , anticipandoli con monologhi in preciso ordine cronologico.

«Nel 1989 giunsi a Parigi, città che mi ha dato molto sul piano formativo professionale - spiega l'attore e cantante partenopeo - Qui subii immediatamente il fascino di Montand. Compii una vera e propria immersione nel suo personaggio, poi la sua autobiografia letteralmente mi chiamò da una vetrina di una libreria. Amavo il fatto che era giunto in Francia da italiano in fuga, suo padre era un iscritto al Pci appena fondato a Livorno nel 1921 e, con l'avvento del fascismo, era stato perseguitato.

Partendo da zero Ivo Livi di Monsummano Terme, piccolo paese del pistoiese, divenne una star internazionale di prima grandezza».

La storia dice che il nome d'arte di Yves Montand nacque dall'esortazione che la mamma urlava dal balcone nel cortile dove il piccolo non smetteva mai di giocare: «Ivo, monta!». Sali su. E Yves Montand salì e salì. «Tanto da rischiare di diventare, nella seconda metà degli anni '80, il nuovo presidente di Francia - spiega divertito Cannavacciuolo. Aveva tutto per esserlo: il carisma, una formazione ideale politica che era partita con le convinzioni comuniste mutuate in famiglia, poi passate attraverso la disillusione: i fatti di Ungheria del '56 e di Praga nel '68 lo portarono a chiudere qualsiasi rapporto col comunismo internazionale, sovietico in particolare. Nei giorni di Budapest Montand era in tournée nei paesi dell'Est: non tutti sanno di una drammatica cena a Mosca tra l'artista e il segretario del Pcus Nikita Krusciov proprio nelle ore in cui i carri armati russi invadevano le strade della capitale ungherese».

Nella vita di Yves Montand non sono mancate, con la gloria, anche le donne amate: «Ogni tanto parlo in prima persona come se fossi lui», spiega Cannavacciuolo.

«In altri momenti leggo le parole di Edith Piaf, colei che lo lanciò ventitreenne quando sostituì una sua spalla per uno spettacolo e che lo ripulì dal suo provincialismo marsigliese, della donna della sua vita Simone Signoret, di Marilyn Monroe con cui ebbe un chiacchierato flirt nel 1960 sul set del film «Facciamo l'amore», e con l'ultima compagna Carole Amiel, che ho potuto conoscere quando ho avuto l'onore di portare questo spettacolo proprio a Monsummano Terme, nel teatro locale che porta il nome di Yves Montand».

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