Il Sessantotto a Milano, un viaggio da (ri)vedere

Dall'occupazione del liceo Parini agli scioperi: una mostra sugli scatti della «rivoluzione»

Il Sessantotto a Milano, un viaggio da (ri)vedere

Il primo atto fu a fine gennaio, con l'occupazione del liceo Berchet. Poi toccò alla Statale, in marzo al Parini: erano passati due anni dalla famosa inchiesta de La zanzara sulla sessualità femminile che squarciò il velo di un perbenismo fuori tempo massimo anticipando, a suo modo, l'incombente stagione sessantottina. E ora che dal 1968 è trascorso mezzo secolo, è tempo di fare il punto su ciò che furono quegli anni. Soprattutto per Milano, senz'altro la città italiana che più risentì, nel bene e nel male, del fervore rivoluzionario studentesco e operaio. La mostra «Un grande numero. Segni immagini parole del 1968 a Milano» a cura di Fondazione Isec, a Base Milano dal 2 al 22 ottobre, prova a farlo rileggendo con gli occhi di ventenni di oggi i codici e le forme di comunicazione usati dai movimenti giovanili dell'epoca. Realizzata in collaborazione con Base e Università Iuav di Venezia, col sostegno di Comieco e Fondazione Aem-Gruppo A2A e il contributo di Fondazione Cariplo e Regione Lombardia, l'esposizione propone un viaggio nel Sessantotto a partire da materiali eterogenei provenienti dagli archivi Isec e da quelli di altre istituzioni pubbliche e private e collezionisti, raccolti e inseriti in uno spazio progettato e allestito dai giovani designer della Iuav guidati da Paola Fortuna.

Proprio a loro, i «nipoti» degli studenti di allora, è stato chiesto di rileggere e interpretare la complessità e le contraddizioni di quei tempi dalla prospettiva di un mondo - il nostro - ormai monopolizzato dalle immagini. Si parte con una panoramica di grande impatto visivo sui principali snodi di un movimento che coinvolse tutto il pianeta, da San Francisco a New York, Parigi, Praga, Tokyo. Ma presto la parola si prende il suo spazio con riviste, libri, giornali scolastici, volantini, ciclostilati, manifesti, slogan, scritte sui muri e dazebao. Una speciale sezione presenta 50 scatti del fotoreporter Uliano Lucas e diverse rare immagini, spesso amatoriali, di altri nomi rappresentativi come Walter Barbero, Norbert Chautard, Enrico Cattaneo, Cesare Colombo, Carlo Leidi, Silvestre Loconsolo e Alfonso Modonesi, messe a confronto con il punto di vista dei media ufficiali.

«Il Vietnam è in fabbrica», si legge a caratteri incerti su un muro davanti al quale sfreccia una Lambretta, mentre i dipendenti del Saggiatore, nel 1969, minacciano: «I lavoratori della mente useranno il braccio!». Poco distante un primo piano raffigura un immigrato del Sud davanti al Pirellone: è la forza lavoro di aziende come la Falck o la stessa Pirelli, dove di lì a poco sarebbe nato il primo Cub, Comitato Unitario di Base.

O anche della Siemens, dove un grande ruolo ebbero le lavoratrici scese in piazza nel luglio del '69. Fra maggio e giugno '68 finì occupata perfino la Triennale, come ricorda uno scatto in cui si riconosce lo scultore Paolo Schiavocampo. Dalle 11 alle 19, ingresso gratuito.

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