"A Sesto ideologie in soffitta. Sono un sindaco manager"

Il leghista: "Sala? Ha fatto di tutto per danneggiarmi. La visita di Salvini e l'invito di Berlusconi ad Arcore"

"A Sesto ideologie in soffitta. Sono un sindaco manager"

«Sesto San Giovanni non è più la Stalingrado d'Italia». Due indizi fanno una prova per Roberto Di Stefano, che dopo aver espugnato nel 2017 la città governata dalla sinistra per 72 anni ha battuto al ballottaggio lo sfidante Pd-M5S Michele Foggetta.

I leader del centrodestra l'hanno chiamata?

«Silvio Berlusconi mi ha chiamato per complimentarsi, ha ammesso che vincere a Sesto ha un valore anche politico, è palese che si è lavorato molto bene e ho saputo intercettare consensi al di fuori dei partiti. Mi ha invitato ad Arcore nelle prossime settimane, vuole conoscere i particolari del modello Sesto».

E Salvini?

«Il leader della Lega è venuto personalmente a Sesto in tarda mattinata (ieri, ndr.), si è fermato un'ora nel mio ufficio, si è complimentato e abbiamo discusso di Città della salute, stadio e dello sviluppo del territorio che sarà il motore della nostra azione, saranno anni di svolta. Siamo uno dei pochissimi Comuni che hanno tenuto al secondo turno (il centrodestra unito ha vinto ad Abbiategrasso e Magenta, ndr.). É il modello che sta funzionando, più manageriale che politico».

Dopo la vittoria ha scritto sui social che la Stalingrado d'Italia non esiste più.

«É un dato oggettivo, possiamo mettere il termine in soffitta. La gente non vota più a livello ideologico ma la persona e la professionalità, ha vinto la serietà, la competenza, una visione ambiziosa e non da paesino, un'amministrazione del fare. Ho ereditato un Comune che dopo 72 anni di sinistra non funzionava e aveva buchi di bilancio, in 5 anni ho risanato i conti e fatto partire cantieri bloccati da anni. É quello che oggi chiedono i cittadini, soprattutto a livello locale si va più verso i city manager».

Sesto ha tenuto ma ci sono state sconfitte eclatanti al primo turno a Lodi e Como e al ballottaggio a Monza, come lo spiega?

«Sicuramente c'è una disaffezione e un'arrabbiatura generale da parte dei cittadini in crisi dopo due anni di Covid che si scarica su chi governa a livello locale, anche se non è colpa del sindaco se aumenta il prezzo della benzina o i cantieri slittano perchè mancano i materiali. É un lavoro bellissimo, i sindaci hanno le spalle larghe, ma diventano parafulmine del disagio sociale e rispondono anche di scelte del governo. Così si spiegano tanti ribaltoni. Questa protesta si sente meno dove per 5 anni, nonostante le mille difficoltà, si percepiscono nettamente le differenze rispetto al passato. A Sesto abbiamo stravolto il sistema di sicurezza, aumentato i servizi, un insieme di elementi che hanno compensato la disaffezione nei confronti del voto e di chi governa».

Secondo i maligni l'ipotesi stadio a Sesto era solo una boutade elettorale...

«Affatto, il presidente del Milan Paolo Scaroni ancora giorni fa ha confermato che rimane un'alternativa importante a San Siro e si sta lavorando anche su questo strada, che avrebbe tempi molto più rapidi. Il sindaco Beppe Sala ha avuto una forte ingerenza nella campagna, voleva a tutti i costi far vincere Foggetta perchè con la sinistra Sesto era il ripostiglio di Milano e voleva tornare a scaricare i suoi problemi, vedi la moschea. Ma gli è andata male. Ha cavalcato ogni situazione per tentare di danneggiarmi, ha pure convocato l'incontro con i club a due giorni dal voto».

É leghista ma la sua lista civica ha preso il 30%, esprimerà 10 consiglieri su 15 di maggioranza, questo la rende più indipendente dai partiti.

«Il risultato legittima un percorso di lavoro in cui mi sono assunto delle responsabilità importanti. E dimostra come la città non sia di destra, la Lega prende il 6%, Fdi il 5 e Fi il 3%, Sesto è ancora di sinistra ma premia un sindaco moderato, riformista, che viene da un ambiente socialista».

Tra un anno le Regionali, vede rischi per il centrodestra?

«Sarà una bella sfida, bisogna stare tra la gente, valorizzare al massimo il lavoro svolto e mettere l'acceleratore su case popolari e servizi sanitari, i temi che faranno la differenza nella campagna».

É tornato subito in ufficio?

«In mattinata ho lavorato su 4 progetti del Pnrr che devo depositare entro il 30 giugno, poi un incontro coi dirigenti per rendere più efficiente la macchina comunale e la visita di due centri anziani. In serata, la festa del ringraziamento coi sestesi in piazza Petazzi».

Michele Foggetta l'ha chiamata?

«No, mi sarei aspettato almeno una chiamata.

Io ho enfatizzato il mio lavoro e le differenze tra di noi, lui ha fatto una campagna ideologica con attacchi anche di basso livello. E gente dei centri sociali è arrivata da Milano per insultare i nostri ai gazebo e creare problemi. Abbiamo denunciato sabotaggi in case popolari e orti scolastici, vedremo».

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