Cronaca locale

Sfida dei vescovi ai gay anti-Ratzinger

L'Università finanzia il cineforum che insulta il Papa. L'agenzia della Cei: "Provate a farlo con un imam"

Sfida dei vescovi ai gay anti-Ratzinger

Un corsivo non firmato e graffiante. E anche il Sir, l'agenzia di stampa della Cei, la Conferenza dei vescovi italiani, dice la sua sulla rassegna di cinema gay finanziata dall'Università Statale. Come locandina del cineforum, organizzato dal gruppo Gaystatale sul tema «Omosessualità e religione», è stata scelta l'immagine di Papa Benedetto XVI travestito con fard sgargiante, ombretto, rossetto e pesante matita nera. Perché gli studenti non tentano questa provocazione con un imam barbuto? è il senso del testo lanciato su internet dal Sir. Una domanda forse inopportuna ma dalla risposta facile: per molto meno nel mondo islamico sono state lanciate fatwe e inscenate proteste anche violente. L'ultima proiezione si è conclusa ieri. Non così il dibattito e le polemiche, le reazioni di chi è stato offeso da questo sfregio al volto del Papa emerito agghindato come una drag queen. Rassegna e locandina sono state possibili anche grazie ai fondi stanziati dall'Università, dove non è così facile per tutti, spesso neppure per chi è impegnato in serie e faticose ricerche scientifiche, ottenere fondi e sovvenzioni. Un'ulteriore ragione di amarezza per i cattolici e non solo per loro. «Comodo mettere ombretto e rossetto a un anziano Papa emerito e invocare la censura al primo segno di dissenso, vero?» si legge tra l'altro sul sito del Sir. Un testo che circola anche via twitter, rilanciato da diversi blog di notizie religiose.

«Avviso, questo è un “messaggio” ad alto contenuto di umorismo, che si sappia e non si cominci a gridare all'istigazione e alla provocazione» è il punto di partenza del discorso dell'agenzia di stampa della Cei. Insomma, uno scherzo, una provocazione intellettuale, un invito alla riflessione e non all'azione. Ma è pur sempre una sfida quella lanciata dal Sir agli studenti gay della Statale: «Provate a fare qualcosa di veramente satirico e di rottura: mettete rossetto e ombretto a un Imam barbuto. Suvvia, dimostrate sprezzo del pericolo, e non del ridicolo come in questo caso». E ancora: «Non siete stanchi di prendervela coi cattolici? Ah, no? Beh, d'altronde è come andare a caccia in riserva col richiamo, quelli sono un bersaglio facile: al massimo scrivono lettere indignate ai giornali, fanno un paio di interpellanze e poi lasciano perdere. Porgono l'altra guancia e invitano al dialogo». L'invito agli «studenti goliardi» è a sperimentate la vera libertà di satira e di espressione nei Paesi islamici, dove per altro gli omosessuali non hanno vita facile: «Ah, dite di no, che non si può fare? Ah, certo, i musulmani si offendono, o meglio, hanno la reazione delle formiche nel loro piccolo. Quindi rifare l'arco sopracciliare a un anziano, venerato e rispettato membro della comunità religiosa islamica non vi sembra opportuno. Come dite? Una questione di rispetto. Ah, ci era parso…».

Sarcasmo corrosivo.

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