Sgomberi, il Comune è al collasso

Ad agosto 17 interventi a settimana. L'assessore: «Centri di emergenza già saturi»

Chiara Campo

Solo la scorsa settimana, si contano 17 sgomberi in flagranza. Approfittando delle palazzine semivuote ad agosto, 16 famiglie hanno provato a occupare alloggi Aler, una quelli gestiti da Mm. Non ce l'hanno fatta, sono arrivati i vigilantes e accanto a loro gli assistenti sociali. Il protocollo firmato nove mesi fa da Regione Lombardia, Comune e prefettura prevede che agli adulti con minori venga offerta l'accoglienza in uno dei nove centri di emergenza allestiti o accreditati da Palazzo Marino. Da via Sacile (che offre 110 posti) a via Novara (un'ottantina) a quelli messi a disposizione dalla Casa della Carità. Qualche sera fa, di fronte all'ennesima chiamata degli ispettori i funzionari di Palazzo Marino hanno dovuto rispondere che rimaneva spazio per 6-7 persone. Una o due nuclei familiari. Ieri i centri erano completamente saturi. E Aler ed Mm questo mese stanno intervenendo quasi esclusivamente per bloccare tentativi di intrusione in flagranza, in autunno si passerà agli sgomberi programmati. L'azienda regionale - per dire - intende svuotare il palazzo di via Tracia occupato da ottanta abusivi di origine peruviana, una trentina sono bambini. «Abbiamo già fatto presente che non sappiamo dove metterli, il sistema sta andando in cortocircuito» ha ammesso ieri l'assessore comunale alla Sicurezza Carmela Rozza. Quando è scattata l'emergenza a luglio ha scritto a Mm e Aler: «Devono darci degli spazi perchè i nostri centri non sono più sufficienti». Ha già parlato della questione anche con il prefetto Alessandro Marangoni e gli chiederà di convocare un tavolo a inizio settembre con la Regione perchè «va trovata una soluzione di lungo periodo. Il protocollo prevede che noi formiamo la prima accoglienza alle famiglie con minori sgomberate, ma non sono previsti tempi e percorsi di uscita. La legge regionale impedisce a chi ha occupato di accedere alle liste di attesa per un alloggio popolare, devono ricorrere al mercato privato. Ma dato che abbiamo il dovere di assistere le famiglie senza tetto con minori, chi è senza reddito si ferma a lungo nei nostri centri, si crea una situazione di stallo. Sono preoccupata per quando verrà il momento degli sgomberi programmati, non vanno assolutamente bloccate le azioni per riportare la legalità nei quartieri popolari. Ma gli enti ci devono aiutare a risolvere questo cortocircuito, o si rischia veramente di arrivare ad uno stop, e nessuno lo vuole».

Sta già mancando il supporto di uno degli spazi più ampi, che oggi mescola abusivi delle case popolari e rom sgomberati dal campo di via Idro. Nel 2013 l'ex giunta aprì tra molte polemiche il Centro di emergenza sociale in via Lombroso. I container sono piazzati a ridosso dell'Ortomercato.

«Le strutture sono in una situazione tale di degrado - ammette la Rozza - lo stiamo svuotando e lo chiuderemo entro fine anno, rimangono ad oggi da ricollocare 87 persone e non ne stiamo facendo entrare altre. Credo che in futuro dovremo superare soluzioni di quel tipo». Il centro fotocopia di via Sacile, a poca distanza, potrebbe fare presto la stessa fine.

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