(...) e si vive un conseguente inverno demografico, ecco che si affaccia l'islam. E paradossalmente a questo scenario non è estranea la cultura progressista di sinistra. Si tratta di una posizione politica che conosciamo bene: è quella che coniuga il laicismo all'islamismo politico. È quella che considera la dimensione religiosa della persona un qualcosa da relegare nell'ambito del soggettivo e che non deve intaccare la vita in comune, ma poi apre al fondamentalismo islamico che usa sapientemente il linguaggio dei diritti per farsi largo e conquistare spazi. È quella che celebra il «Biancoinverno» al posto del «Natale» e sui moduli per l'asilo cambia «padre» e «madre» in «genitori 1 e 2», ma allo stesso tempo concede l'Arena civica al Caim, vuole cedere aree pubbliche alla Fratellanza musulmana per costruire moschee e ne coinvolge i membri nell'accoglienza ai profughi. In alternativa, una proposta politica che si definisce liberalpopolare non dovrebbe reagire con campagne identitarie. Né soffiare sul fuoco dello scontro di civiltà. Deve invece svolgere una funzione di contenimento nei confronti delle aggressioni ideologiche. Senza sostituirsi ma, secondo il principio di sussidiarietà, facilitando nel lungo periodo famiglie, comunità e minoranze creative nel precipuo compito di dilatare nella società, con la persuasione della loro testimonianza, quell'esperienza da cui traggono origine i valori che hanno reso grande la nostra civiltà. E che nessuna legge sarebbe in grado da sola di restaurare.
Matteo Forte
* consigliere comunale
«Milano popolare»
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