La sinistra non sa più che fare: «Referendum sui blocchi auto»

L'idea è del presidente di commissione Monguzzi, l'assessore Maran è d'accordo. Dopo le polemiche interne, un pezzo della giunta pensa di uscire così dall'impasse

Facciamo un bel referendum: questa è la nuova pensata che un pezzo di Partito democratico sta partorendo per scoprire cosa pensino davvero i milanesi del blocco domenicale del traffico. Ha iniziato l'ambientalista Carlo Monguzzi, gli sono andati dietro nell'ordine l'assessore allo Sport, quello ai Trasporti, frange sparse di società civile. «Un referendum è sempre utile», dice l'assessore Pierfrancesco Maran, glissando su tre dettagli: che un referendum costa un sacco di soldi; che se le decisioni si devono prendere ad alzata di mano come nell'Appenzello non si capisce che ci stiano a fare i partiti, il consiglio comunale e la giunta; e soprattutto che di referendum ne sono già stati fatti ben cinque, appena due anni fa, hanno ricevuto un consenso bulgaro, Giuliano Pisapia ha vinto le elezioni promettendo di mettere in pratica le decisioni assunte a furor di popolo, dopodiché tutto è finito nella discarica delle buone intenzioni.

Se l'uomo intelligente è quello che sa cambiare idea di fronte alla dura realtà, siamo di fronte a uomini intelligentissimi. Ventidue mesi dopo avere vinto le elezioni, la maggioranza di centrosinistra sta prendendo laicamente atto di quanto buona parte delle sue promesse elettorali facessero a pugni con il possibile e con il buon senso. La brutalità con cui il presentatore tv Fabio Fazio («sono una solenne stupidaggine») ha liquidato le DomenicAspasso ha sollevato l'ultimo velo di cautela che mascherava la retromarcia già nei fatti in corso sui temi ambientali. Un sano pragmatismo non dissimile da quello messo in campo dalla giunta in altri versanti, e che l'ha portata non proporre il guacamole alle piccole vittime di Milano Ristorazione, a lasciare le cancellate intorno ai parchi cittadini e anzi a progettarne di nuove, e da ultimo addirittura a pensare di stoppare a mezzanotte la musica nei locali della movida. Sotto la Moratti si sarebbe chiamato coprifuoco, adesso si chiama rispetto per il diritto al riposo. Meglio tardi che mai.

E adesso arriva l'ambiente. Che le domeniche a piedi non avessero alcun impatto sulla qualità dell'aria lo aveva detto - più autorevolmente di Fazio - il pool di superesperti nominati dalla Procura nell'ambito dell'inchiesta a carico dell'ex governatore Formigoni. C'è voluto qualche tempo, ma quel parere ha fatto breccia. E così il feticcio della DomenicAspasso si avvia a fare compagnia alle fantasmagoriche decisioni solennemente assunte dai cinque referendum, che vale la pena ricordare: l'estensione dell'Area C alla circonvallazione esterna, il pagamento obbligatorio del ticket per tutte le auto senza esenzioni, la riapertura della Darsena come «porto di città», la scoperchiatura dei Navigli sulla cerchia di via Senato, lo smantellamento di tutte le caldaie a gasolio entro il 2015. Fino al più malinconico di tutti, la «conservazione integrale del parco agroalimentare che sarà realizzato sul sito Expo», parco che la stessa giunta ha già cancellato dal libro dei sogni.

Che gli artigli della realtà facessero giustizia di queste strampalerie, era

inevitabile. Ora anche sulle domeniche senz'auto si abbatte la scure del pragmatismo. Certo, sarebbe meglio che la Giunta avesse il coraggio di decidere in proprio, senza nascondersi dietro un altro referendum da disattendere.

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