Luca FazzoEsisteva il «Sistema Sesto», ovvero la macchina dei finanziamenti sottobanco al Partito Comunista e poi ai Ds di Sesto San Giovanni: ma non c'è nulla che dimostri che Filippo Penati, che di quel partito fu per vent'anni il più potente esponente, abbia mai commesso alcun reato. «Sospetti, suggestioni, meri indizi»: così il tribunale di Monza liquida le tesi che portarono la Procura del capoluogo brianzolo a incriminare Penati per corruzione e finanziamento illecito.Sono motivazioni di una inconsueta durezza, quelle - depositate ieri - con cui i giudici Giusi Barbara e Elena Sechi motivano la assoluzione pronunciata il 10 dicembre scorso di Penati e di tutti i suoi coimputati: ma la durezza è riservata unicamente alla Procura della Repubblica, ai pm che avrebbero lavorato male, ometttendo la ricerca di possibili riscontri, e vedendo riscontri dove non c'erano. E male ne esce anche il principale teste d'accusa contro Penati, l'imprenditore Piero Di Caterina, mosso da «acrimonia e spirito di rivalsa che ne minano l'attendibilità».
É una sentenza all'insegna di un rigoroso garantismo, e di una commendevole ricerca di riscontri ai testi d'accusa: e semmai ci si può dolere che gli stessi criteri non vengano impiegati da tutti i tribunali e con tutti gli imputati. Insieme a Pasini, viene dichiarato inattendibile anche Giuseppe Pasini, per lunghi anni (...)- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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