Il sogno del giovane senzatetto «Voglio studiare all'università»

Il sogno del giovane senzatetto «Voglio studiare all'università»

Nicola ha 19 anni e vorrebbe studiare Scienze alimentari all'università. Purtroppo però fra lui e il suo sogno ci sono mille ostacoli: non ha una casa, non è riuscito a finire le scuole superiori, non ha un lavoro e, dalla scorsa estate, dorme in un sacco a pelo. Già è tanto se riesce a mettere assieme il pranzo con la cena e a trovare un posto dove farsi una doccia.
Gli occhi gli brillano di rabbia e di orgoglio: «Chiedo solo un lavoretto, qualsiasi cosa va bene, dalla consegna delle pizze a domicilio alle pulizie dei bagni».
Nicola vive con la madre Giulia in una tenda verde della Decathlon in largo Corsia dei Servi, a pochi metri dal comando dei vigili e dal grand hotel Ambasciatori, accanto a una delle palestre più esclusive della città e all'ombra delle boutique più belle di corso Vittorio Emanuele. Proprio ai piedi delle vetrine che espongono abiti da sera rosso fuoco per Capodanno, Nicola e Giulia hanno accatastato le loro cianfrusaglie. «La notte mettiamo una coperta per terra, sopra ci stendiamo un cartone e sopra ancora altre coperte, così stiamo caldi».
Giulia, origini romene ma pugliese d'adozione, è malata di diabete. Non se la sente di fare l'elemosina tra gli «sciuri» del centro. «Non sono il tipo, preferirei un lavoro. Purché sia onesto». Se ne sta lì, con le mani spaccate dal freddo, a sgranellare i mozziconi trovati per terra. «Vedi? Li recupero e ci faccio sigarette nuove. È pazzesco, ma c'è gente che non ne fuma nemmeno un quarto, alcune sono praticamente intatte».
Lei un lavoro ce l'aveva, in Puglia, ed è pure riuscita a mandare il figlio a scuola fino alla seconda superiore. Ha fatto la badante, ha lavato i piatti nelle mense, ha fatto le pulizie nelle case private. Poi tutto è precipitato. «A Foggia mi vergognavo a dormire per strada, conoscevo parecchia gente là, allora la scorsa estate siamo partiti per Milano, qui nessuno sa chi siamo». Per qualche settimana madre e figlio sono rimasti accampati nel piazzale della stazione Centrale, poi si sono trasferiti in San Babila. «Lì ci hanno rubato le valigie con dentro vestiti e computer - spiega lei - e poco dopo ci hanno portato via pure il cellulare e i soldi. Li avevamo nascosti in un pacchetto di Marlboro». I documenti per fortuna li hanno ancora. Grazie a quelli sono riusciti ad avere l'aiuto della parrocchia. «Suor Elisa - spiegano - ci ha fatto avere la residenza a Milano, in via Strehler 2». Lì c'è un centro comunale che convenzionalmente risulta come domicilio per chi è in difficoltà. «Insomma, con l'anno nuovo speriamo di poter ripartire, e di trovare un lavoro tramite le agenzie, senza la residenza sarebbe stato impossibile».
Nicola e Giulia hanno capito che per tutto dicembre sarà dura trovare un lavoro e se ne stanno nel loro cantuccio a guardare il Natale che passa veloce sotto i portici, infiocchettato in sacchetti griffati e permanenti appena laccate.


Festeggeranno con i loro amici: quelli non mancano. Attorno alla loro tenda ruotano in parecchi («La sera giochiamo a carte e ci facciamo compagnia»). E poi c'è Stella, un bel cagnone nero che fa la guardia alla casa che non c'è.

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