Cronaca locale

Sondaggi neri a sinistra Persi 10 punti in 4 mesi

(...) Il candidato di centrosinistra si posiziona in una forchetta tra il 35,5 e il 39,5 per cento, mentre Maroni sta tra il 39,5 e il 43,5%. Quindi, la forchetta inferiore di Maroni è superiore al dato migliore di Ambrosoli. Albertini è quotato tra l'11 e il 15 per cento, mentre la candidata dei «grillini» Silvana Carcano oscilla tra il 6 e il 10 per cento. Carlo Maria Pinardi, di Fermare il Declino, si colloca tra lo 0,2 e l'1 per cento. Si tratta dell'ennesimo passo di gambero che caratterizza la candidatura di Umberto Ambrosoli. Era dicembre quando Maurizio Martina, coordinatore regionale del Pd, parlava da queste pagine di «fitta nebbia per Pdl e Carroccio». In poco meno di 60 giorni il centrodestra non solo ha rimontato il distacco ma ha superato Ambrosoli. Mentre da ottobre il centrodestra ha guadagnato circa 10 punti. Oggi il Pdl è stimato tra il 16 e il 18 per cento. La Lega oscillerebbe invece tra il 21 e il 24 per cento. Fratelli d'Italia si aggira sull'1 per cento. Bene la lista civica di Maroni, tra il 5 e il 7 per cento. Il Movimento 5 Stelle è stimato sull'11 per cento. A sinistra, il Pd si attesterebbe sul 27 per cento, mentre l'Idv starebbe intorno al 3 per cento. Appena sotto Sel, che si attesta sul 2,8 per cento. Stesse identiche percentuali per «Etico». Confermati i dati Ipsos per la lista civica Ambrosoli, che ha una forchetta tra il 3 e il 6 per cento. Infine, chiudono la rassegna Fermare il Declino (tra l'1,8 e il 2,6%), l'Udc (tra il 2,5 e il 3,3%) e la lista di Albertini, poco oltre il 5%. E a meno di tre settimane dal voto nel centrosinistra inizia a serpeggiare il malumore. E' soprattutto Ambrosoli a venire criticato. «Lui sta facendo un'operazione ambiziosa e condivisibile – spiega Stefano Zamponi dell'Italia dei Valori - mettendo insieme il centro riformista con la sinistra intransigente, ma si è partiti tardi e la comunicazione non è all'altezza». E Il taglio degli stipendi regionali? «Mi pare una battuta disperata», risponde Zamponi. Sulla stessa lunghezza d'onda Fabio Pizzul del Pd che mette in guardia «da una deriva populistica da anticasta» e ricorda come una legge nazionale già preveda la riduzione degli stipendi dei consiglieri regionali. Critico anche Giulio Cavalli, candidato con Sinistra Ecologia e Libertà: «Avremmo dovuto convincere a votare chi era ormai sfiduciato dalla politica e invece siamo qui a rincorrere Mario Monti e il voto disgiunto». Più pacata l'ex avversaria di Ambrosoli alle primarie, Alessandra Kustermann: «Non mi sorprendo del montismo espresso dal nostro candidato ma è anche il nostro punto debole. Non ci fosse stato Monti i suoi voti sarebbero andati alla coalizione di centrosinistra». E l'avversario gongola. «Ci hanno dati per morti troppo presto - commenta Mario Mantovani coordinatore regionale Pdl e candidato al Pirellone – ma hanno fatto male i loro calcoli. I lombardi sono stati i più colpiti dalle politiche di Monti e non sono disposti a sottomettersi a un governo di centrosinistra. Man mano che si riduce il numero degli indecisi aumenta il consenso del Pdl.

La loro voglia di libertà è la nostra riscossa».

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