"Sono una combattente" Dopo lo scandalo toghe Siciliano punta al Csm

La pm dei casi Ruby e Cappato si candida I giovani magistrati incassano solo rifiuti

"Sono una combattente" Dopo lo scandalo toghe Siciliano punta al Csm

«Ho avuto forte il timore di essere solo un candidato di facciata, senza reale capacità di rappresentare un cambiamento». Tiziana Siciliano, procuratore aggiunto della Repubblica, non fa mistero dei dubbi che l’hanno accompagnata prima di prendere la decisione. Ma ieri ha finalmente rotto gli indugi: sarà lei il candidato di punta della magistratura milanese alle elezioni con cui il prossimo ottobre le toghe di tutta Italia dovranno sostituire due dei membri del Csm travolti dallo scandalo Palamara.

Nel Palazzo di giustizia di Milano le ondate di intercettazioni della Guardia di finanza pubblicate dai giornali che raccontavano con crudezza gli affari della lobby insediatasi nell'organo di autogoverno della magistratura, sono state lette con crescente indignazione e l'assemblea delle toghe meneghine è stata in prima fila nel chiedere le dimissioni di tutti gli inquisiti. Le dimissioni alla fine sono arrivate. E ora bisogna tornare a votare per sostituire i cacciati.

Per giorni e giorni in tribunale si è data la caccia a nomi che segnassero una rottura col passato, ovvero con la lottizzazione correntizia. Il 3 luglio, l'assemblea dell'Anm ha formalizzato l'invito alla Siciliano: volto assai noto, specie per i processi a Silvio Berlusconi per il caso Ruby e al radicale Marco Cappato per il suicidio di Dj Fabo e soprattutto non etichettabile politicamente. Ed è proprio questa indipendenza a venire rimarcata dalla Siciliano nella sua lettera di accettazione: «Non rappresento correnti, non ho mai avuto tessere». E spiega così la decisione: «La paura era di fornire solo una parvenza di competizione reale quando i giochi erano stati già decisi con i soliti mezzi», ma «ho sentito che non potevo girarmi dall'altra parte. Mi considero una combattente».

A sostegno della sua candidatura hanno firmato magistrati sia di sinistra che di centro. Non sarà una battaglia facile, perché nel resto del Paese stanno avanzando candidature sostenute compattamente dalle correnti. Quel che è certo è che la Siciliano dovesse farcela si aprirebbe un buco consistente nella Procura milanese, dove un dipartimento delicato (quello che si occupa di sicurezza ambientale e sul lavoro) resterebbe acefalo.

A testimoniare del disagio che si respira a Palazzo di giustizia, una iniziativa senza precedenti: i magistrati giovani, quelli entrati in servizio con gli ultimi concorsi, in larga parte ancora estranei alle alchimie di corrente, hanno scelto nei giorni scorsi di riunirsi separatamente dai «vecchi» per ragionare sul cataclisma in corso e individuare nomi credibili sui quali fare convergere i loro voti. È stata una iniziativa significativa del gap culturale che separa le toghe di fresca nomina da quelle cresciute in anni in cui la appartenenza alle correnti era quasi ostentata. E alla fine i giovani giudici hanno individuato come loro candidati tre colleghi poco etichettabili: Alberto Nobili, veterano delle inchieste antimafia e antiterrorismo, Piero Basilone, specializzato nei processi per violenza politica e Paolo Filippini, del pool anticorruzione.

Ma (e anche questo è un segno dei tempi) nessuno dei tre interpellati ha accettato la proposta: per un motivo o per l'altro, l'idea di andarsi a impelagare nel Csm, specie di questi tempi, non è parsa loro particolarmente appetibile.

Luca Fazzo

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