Per molti milanesi il Vigorelli sarà sempre il velodromo dei record, la pista di sfide leggendarie, l'impianto sportivo esemplare che già quando venne edificato, nel 1935, si guadagnò l'epiteto di «Scala del ciclismo» e che, nel 1945, dopo essere stato colpito dalle bombe degli aerei alleati, seppe rinascere come la Scala vera e propria. Per altri, che nel 1965 avevano all'incirca vent'anni, resterà nella memoria come il luogo in cui i Beatles tennero il loro primo concerto in Italia. I giovani milanesi di oggi, invece, non avranno più occasioni per ricordarlo né come una sede di grandi eventi musicali, né come un tempio del ciclismo, ma semmai come un innovativo velodromo à la carte e uno spazio di contaminazione tra diverse attività sportive.
Il nuovo Vigorelli, quello che dovrebbe nascere nel 2016 dopo il restyling firmato dallo studio Vittorio Grassi e partners, non ospiterà più concerti e si dedicherà al ciclismo solo quando sarà il caso. Lo storico tracciato ad anello da 400 metri verrà sostituito da una pista più breve e smontabile, che in tal modo potrà lasciare spazio ad altre attività sportive: il rugby anzitutto, poi il football americano, l'hockey su prato e magari anche basket, boxe, free climbing e skateboard. Magari. Già perché, se è certo che il ciclismo non sarà più la vocazione prioritaria dell'impianto - con grande rammarico di ex campioni delle due ruote e di associazioni di cicloamatori che volevano «mantenere la bici come soggetto protagonista» -, su tutto il resto le incognite sono parecchie. A cominciare dalla gestione: chi se ne occuperà? Difficile che lo faccia direttamente il Comune. E' quantomeno auspicabile che si trovi un gestore esterno: ma quale società se ne incaricherebbe non potendo contare sui proventi dei concerti, e sapendo che, nel migliore dei casi, l'impianto verrebbe utilizzato per 100 giorni all'anno? Il «peccato originale» della nuova struttura sta anzitutto nel budget messo a disposizione dal Comune: 18 milioni di euro ricavati dagli oneri di urbanizzazione di CityLife. Troppo pochi per far nascere un palazzetto coperto, che consenta quindi un utilizzo prolungato da parte degli sportivi e un'attenuazione del rumore in caso di concerti. Vittorio Grassi assicura che tutte le ricerche effettuate dal suo studio confermano la sostenibilità del progetto. La radicale flessibilità della struttura, la sua polifunzionalità definita nei minimi dettagli, gli spazi commerciali e il Museo dello Sport consentiranno flussi di pubblico sufficienti. Quarantaquattrenne, con un ampio curriculum di studi e di premi internazionali, e una lunga collaborazione con Renzo Piano alle spalle, Grassi è un bravo architetto, minuzioso e raffinato, come dimostrano anche le belle soluzioni formali che compaiono nei rendering del nuovo Vigorelli.
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